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Immigrazione sempre più stanziale. Non si entra per lavoro, ma per motivi familiari

In vent'anni siamo passati da 500 mila a cinque milione e mezzo di stranieri in Italia. Irregolari ai minimi storici: 300 mila. Il XX Rapporto Ismu

Milano – 4 novembre 2014 – Da 500mila  a 5 milioni e mezzo di stranieri in Italia. Prima arrivavano soprattutto per cercare lavoro, ora, in tempi di crisi economica,  per lo più per riunirsi ai loro familiari E poi ci sono gli sbarchi: 150 mila tra il 1 gennaio e il 15 ottobre 2014, ma molti di quelli che arrivano sulle nostre coste puntano in realtà ad altri Paesi europei.

Così è cambiata l'immigrazione in Italia negli ultimi vent'anni secondo il XX Rapporto nazionale sulle migrazioni 2014 , elaborato dalla Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) e presentato ieri a Milano durante la conferenza internazionale Metropolis 2014.

Al 1° gennaio 2014 la popolazione straniera in Italia è stimata da Ismu in oltre 5 milioni e mezzo di stranieri (regolari e non), con un aumento di oltre mezzo milione di unità rispetto all’anno precedente in cui si contavano 4 milioni 900mila presenti. Un incremento che a prima vista può sembrare consistente, ma che in parte è dovuto anche a rettifiche successive al dato censuario che hanno comportato il recupero in anagrafe di precedenti cancellazioni.

Se teniamo conto del fatto che i nuovi nati sono 78mila e gli sbarcati 43mila, l'incremento effettivo sembra dovuto soprattutto più agli ingressi per ricongiungimento familiare, che a quelli per motivi di lavoro.  Oggi la componente irregolare è ai minimi storici (6% del totale, pari a circa 300mila unità), sia per effetto delle più recenti sanatorie, sia per la minor forza attrattiva del mercato del lavoro nel nostro paese.

Passando alle nazionalità, rumeni, albanesi e marocchini rappresentano nel 2013 complessivamente il 40% degli stranieri presenti: oltre un milione i primi e oltre mezzo milione sia gli albanesi che i marocchini.

Nonostante il perdurare della crisi, gli occupati stranieri continuano a crescere anche se di poco: nel 2013 sono 2.356.000 (+22.000 rispetto al 2012). Un dato in controtendenza rispetto agli occupati italiani che invece diminuiscono di 501.000 unità, arrivando a quota 20.064.000. Gli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2013/14 sono 802.785, il 9% della totalità gli studenti, 16.155 in più rispetto all’a.s precedente quando erano 786.630.

Nel 2013 sono state presentate in Italia 28.700 domande di asilo (+10.480 rispetto al 2012), una cifra ancora bassa rispetto ad altri paesi europei come la Germania (109.600 domande, +45.040 rispetto al 2012), seguita da Francia  (60.100), e Svezia con (54.300).

Nel corso di questi vent’anni si riscontra una crescita dei nuclei familiari passati da 235mila del 1991 ai quasi 2 milioni di oggi.  Di conseguenza sono aumentati anche i minori: se all'inizio degli anni Novanta, questi erano poco più di 100mila, nel 2013 sfiorano quota 1 milione  (995mila), la maggior parte dei quali nati in Italia.

Da questi dati quindi si evince che mentre in passato l'immigrazione era spesso fondata su un progetto a breve termine, negli ultimi 20 anni essa è diventata stanziale. Oggi infatti la principale ragione di ingresso nel nostro Paese avviene per ricongiungimento familiare e non per lavoro: tra il 1993 e il 2013 si registra una crescita di permessi di soggiorno per motivi di famiglia pari al 1.328%, mentre per quelli di lavoro l'incremento è stato “solo” del 488%.

Nel corso degli ultimi vent'anni è cambiata anche la scacchiera delle provenienze: se infatti fino ai primi anni Novanta si rileva la prevalenza dei marocchini e nel 2003 quella degli albanesi, nel 2007 la nazionalità più numerosa è quella rumena. Negli ultimi vent'anni con la presenza degli immigrati il mercato del lavoro italiano è diventato irreversibilmente multietnico: se nel 1991 infatti si registravano solo 209.220 lavoratori stranieri regolari, nel 2013 si è passati a 2.356.000.  A colpire è soprattutto il fatto che, anche negli anni più bui della recessione, gli occupati stranieri hanno continuato a crescere, dando corpo a quello strano binomio di un’immigrazione che cresce nonostante la stagnazione.

Dal punto di vista scolastico, poi, in questo ventennio l’Italia è passata a un ciclo migratorio più maturo e stabile, sempre più simile, nella distribuzione delle presenze, agli alunni italiani: è calata infatti la percentuale di alunni di origine immigrata nella scuola primaria (che è passata dal 47,4% del 1992/93 al 35,3% nel 2013/14), è aumentata quella nelle scuole secondarie di secondo grado (passata dal 13,1% del 1992/93, al 22,7% del 2013/14): la distribuzione degli alunni stranieri rispecchia oggi maggiormente quella della popolazione scolastica complessiva, più numerosa nei corsi quinquennali (primarie e secondarie di secondo grado), minore nei tre anni delle secondarie di primo grado e nelle scuole dell’infanzia.  

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Fondazione Ismu. XX Rapporto nazionale sulle migrazioni 2014, (SINTESI)

 

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