L’allarme del Tavolo Asilo per lo schema di decreto varato dal governo. "Limitare al massimo il trattenimento nei Centri di Identificazione ed Espulsione"
Roma – 19 maggio 2015 – Le nuove regole in arrivo per i richiedenti asilo non garantiscono i loro diritti e non migliorano il sistema dell’accoglienza in Italia, che “al momento è evidentemente inadeguato a dare risposte efficaci all’aumento degli arrivi di persone bisognose di protezione internazionale”.
Ne è convinto il Tavolo Asilo, sigla che riunisce le più importanti associazioni che si occupano di profughi in Italia e che esprime grande preoccupazione per uno schema di decreto legislativo approvato ieri in Consiglio dei Ministri, sul quale ora il Parlamento dovrà esprimere il suo parere.
Il testo recepisce due direttive europee sull’accoglienza e sulle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale (direttiva 2013/33/UE e direttiva 2013/32/Ue). Si tratterebbe però di “proposte legislative lontane dalla realtà del diritto d’asilo in Italia, una realtà con la quale le associazioni di tutela che lo compongono si confrontano quotidianamente”, denuncia il Tavolo Asilo, spiegando che il Terzo settore non è stato consultato dal governo.
Il Decreto istituisce i cosiddetti Hub, centri di accoglienza regionali/interregionali dove dovrebbero essere realizzate le operazioni di identificazione e formalizzazione della domanda di protezione. Il Tavolo Asilo teme che questi centri possano replicare l’inefficace e segregante esperienza degli attuali Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA).
Il ruolo degli Hub, auspicano le associazioni, “dovrà essere esclusivamente quello di prima accoglienza: deve essere assicurato inderogabilmente il trasferimento dei richiedenti asilo in tempi brevissimi verso le strutture territoriali di accoglienza”.
Al momento il sistema italiano ha 81 mila posti di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, la maggior parte dei quali sono forniti attraverso strutture di emergenza in cui il livello dei servizi offerti e, di conseguenza, l’accesso ai diritti per richiedenti asilo e rifugiati è difficilmente monitorabile. Il Tavolo Asilo chiede che le strutture di emergenza siano utilizzate solo in modo residuale.
Deve inoltre essere istituito “un sistema nazionale con una pianificazione adeguata, criteri di ripartizione regionale più stringenti, il coinvolgimento di tutti gli enti locali anche attraverso l’eliminazione dell’onere del co-finanziamento nel sistema d’accoglienza territoriale. Il sistema di prima accoglienza per richiedenti asilo deve essere organizzato ricorrendo a strutture diffuse di piccole e medie dimensioni da includere nell’ordinario sistema di accoglienza territoriale”.
Allarmante il tema della detenzione dei richiedenti asilo nei CIE che la proposta di decreto prevede di estendere sino a 12 mesi per quanti presentano un ricorso contro il diniego alla loro domanda di protezione. Il Tavolo asilo chiede di “limitare fortemente sia i tempi sia le fattispecie per il trattenimento nei CIE”, disponendo una chiara esclusione delle situazioni vulnerabili e prevedendo che in caso di ricorso con accoglimento dell'istanza sospensiva all’espulsione il richiedente sia ricevuto nelle strutture ordinarie di accoglienza.
Vanno infine migliorate le commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, introducendo criteri che garantiscano competenza, stabilità ed efficienza. La riduzione dei tempi della procedura, attraverso una migliore qualità delle decisioni e quindi una diminuzione del numero dei ricorsi, concorrerebbe a diminuire infatti i tempi e i costi dell’accoglienza.
I componenti del Tavolo chiedono con forza che venga avviato un dialogo per migliorare il testo prima della sua adozione. Queste le associazioni che hanno firmato il comunicato: Acli, Arci, Asgi, Caritas italiana, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Centro Astalli, Comunità di S. Egidio, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Casa dei diritti sociali, Save the Children.
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