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Riforma della scuola, corsi e laboratori di italiano per i figli degli immigrati

Andranno organizzati anche in collaborazione con enti locali,  volontariato, mediatori, famiglie e mediatori. Ma c’è ancora molto da fare

Roma – 21 maggio 2015 – Sono oltre 800 mila i figli di immigrati che frequentano le scuole italiane, ragazzi nati e cresciuti qui oppure arrivati in Italia seguendo i loro genitori o raggiungendoli con un ricongiungimento familiari. È per questi ultimi che l’inserimento è più difficile, soprattutto a causa della scarsa conoscenza della lingua italiana.

La riforma della scuola varata dal governo, approvata ieri dalla Camera dei Deputati e ora inviata all’esame del Senato, dedica solo un piccolo passaggio agli studenti non italiani, concentrandosi però proprio sulla necessità di insegnare loro meglio la lingua di quello che è o diventerà il loro Paese. Come? Con lezioni da affiancare a quelle seguite dai loro compagni.

In particolare, il testo modificato alla Camera inserisce tra gli “obiettivi formativi prioritari” delle scuole anche “alfabetizzazione e perfezionamento dell'italiano come lingua seconda”. Questa andrà realizzata “attraverso corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non italiana, da organizzare anche in collaborazione con gli enti locali, il terzo settore e il volontariato, con l'apporto delle comunità di origine, delle famiglie e dei mediatori culturali”.

Un primo passo, che però certo non basterà ad affrontare una delle sfide più importanti del nostro sistema scolastico.

“C'è molto lavoro ancora da fare per ridurre la dispersione al 10 per cento entro il 2020 e realizzare più inclusione degli alunni immigrati” ammette anche la deputata Milena Santerini, capogruppo di 'Per l'Italia-Centro Democratico' in commissione Cultura e Istruzione della Camera. Poi cita uno dei temi chiave per l’integrazione di questi ragazzi : “A quando la legge sulla cittadinanza per le nuove generazioni?".

Stranieriinitalia.it
 

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