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Test d’italiano per la carta di soggiorno.  500 mila al traguardo, ma ci vuole anche fortuna

La prova di conoscenza della lingua è l’ultimo ostacolo per mettersi in tasca il permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Il tasso di promozioni cambia da provincia a provincia: colpa degli immigrati o di chi li valuta? 

 

Roma – 28 gennaio 2015 – Si ascoltano  registrazioni e  leggono brani per poi rispondere a domande sul loro contenuto. Poi si scrive un breve testo, come la risposta all’invito a una festa o una cartolina d’ auguri. 

È il test d’italiano che devono superare gli immigrati che vogliono mettersi in tasca il permesso Ue per lungosoggiornanti, la cosiddetta carta di soggiorno. Un documento ambitissimo, perché è a tempo indeterminato e quindi libera dalla schiavitù del rinnovo che opprime tutti i nuovi arrivati. 

La prova di lingua si è aggiunta dal 2010 agli altri requisiti, cioè un reddito adeguato e almeno cinque anni di soggiorno regolare in Italia. Un ostacolo in più, che però da allora a oggi hanno già superato quasi mezzo milione di persone. 

Secondo un report del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, al 5 gennaio scorso erano state presentate 838.176 richieste di test di conoscenza della lingua italiana. Da quando esiste il test, scrive il Viminale, “le 423 sedi attrezzate in tutta Italia per tale scopo  hanno consentito di attivare 24.638 sessioni di test e di convocare 795.928 stranieri. Di questi, sono stati 601.856 a presentarsi, con esiti positivi per 475.647, mentre non risultano aver superato il test in 126.209”.

Considerata la somma dei dati che arrivano da tutte le prefetture, l’80% degli immigrati che affrontano il test lo superano e arrivano al traguardo della carta di soggiorno dimostrando di conoscere l’italiano. Se però si guarda al dettaglio per prefettura (ogni sportello unico per l’immigrazione organizza le sue sessioni) ci si rende conto che la situazione è a macchia di leopardo. 

Qualche esempio? Se Milano è perfettamente nella media, con il 79% dei promossi, a Roma e a Genova va meglio, con l’87%, e ancora più bravi paiono i candidati che si presentano a Napoli, 89%, e Torino, addirittura 94%.  Invece gli esiti sono peggiori della media a Bergamo, 76% di promossi, a Venezia e a Modena, 74%, a Verona e a Treviso,  72%, fino a scendere al 68% di promossi a Vicenza, e al 67% a Brescia. 

Ci sarebbe da capire se tanta disparità è colpa degli immigrati, che in alcune province hanno meno dimestichezza che in altre con la lingua italiana, oppure dipende da chi prepara il test e, soprattutto, ne valuta gli esiti. C’è il rischio, insomma, che oltre alla preparazione, sul risultato influisca anche un po’ la fortuna, quella di capitare nella prefettura giusta.

Elvio Pasca

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