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I cori razzisti non si fermano

Dalla serie C alla serie A i tifosi insultano i giocatori stranieri con toni di intolleranza

 

Roma – 14 gennaio 2008 – I cori razzisti continuano a risuonare negli stadi italiani. Sabato scorso sono stati i tifosi del Verona a portare in curva l’inciviltà. Il giocatore Youssuf Konè della Pro Sesto (formazione C1), infortunatosi durante la partita si è sentito gridare “muori, muori”, mentre si trovava steso a terra. L’episodio è stato denunciato dalla presidente della squadra, Elisabetta Pasini, che lo ha definito “inqualificabile”. “Era gia` successo nel girone di andata a Verona – ha detto la presidente – , ogni volta che i nostri giocatori di colore toccavano la palla venivano insultati con i soliti cori ‘buu buu’. Il Verona viene sempre multato per questo atteggiamento della sua tifoseria (tra l’altro ancor più assurdo visto che la squadra ha due giocatori neri). Sabato, questo comportamento incredibile si è verificato anche in casa nostra, a Sesto San Giovanni”.

“L’esordio del terzo tempo e l’invito al fair play non sono riusciti a cancellare episodi lontani anni luce dallo spirito con il quale bisognerebbe vivere il calcio e lo sport in generale”. Elisabetta Pasini ha così condannato l’atteggiamento dei cinquecento tifosi del Verona e ha colto l’occasione per esortare tutti a combattere simili scene di intolleranza.

Vittima dei cori razzisti anche Adrian Mutu,attaccante della Fiorentina. Ieri durante la partita i tifosi del Parma non si sono limitati alle provocazioni. Hanno dato libero sfogo agli insulti quando il giocatore romeno, dopo aver segnato tue goal, ha abbandonato il campo. “Zingaro…zingaro di m…” . Il primo a solidarizzare con Mutu è stato l’altro marcatore della partita, il difensore del Parma Ferdinand Coly, che incrociando lo sguardo dell’avversario ha commentato “che schifo”. Il giocatore romeno, ex parmense, ha voluto collegare gli insulti al affetto che i tifosi avevano per lui: “non sono arrabbiato ma deluso, mi hanno sempre fischiato qui, forse perché mi hanno voluto troppo bene”.

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