Governo norvegese condannato per aver violato i diritti umani del terrorista. Nel 2011 uccise 77 persone per combattere il multiculturalismo
Oslo (Norvegia) – 20 aprile 2016 – “Il divieto di trattamenti disumani e degradanti rappresenta un valore fondamentale in una società democratica. Questo si applica sempre, anche a terroristi e assassini”.
Sottolineando questo principio, la Corte distrettuale di Oslo ha dato in parte ragione a Anders Behring Breivik. Il terrorista che il 22 luglio 2011 uccise 77 persone a Oslo e Utoya, nella sua guerra privata “contro il multiculturalismo”, aveva denunciato il governo per le condizioni nelle quali è detenuto.
In particolare, la sentenza cita la detenzione in regime di isolamento e il fatto che le autorità non hanno prestato la dovuta attenzione alla sua salute mentale determinando le sue condizioni in prigione. Rigettata invece l’accusa che il governo avrebbe violato i suoi diritti al rispetto della vita privata e familiare, controllando la sua corrispondenza.
Il giudice ha quindi condannato il governo a pagare al detenuto un indennizzo di 330,000 corone, circa 35 mila euro.
Il processo si è svolto nel carcere di Skien, dove sta Breivik sta scontando una condanna pena (prorogabile) a 23 anni di reclusione, e si è aperto con un suo saluto nazista a favore di telecamere. Breivik ha lamentato il regime di isolamento, le frequenti perquisizioni corporali, il fatto che viene ammanettato negli spostamenti tra le tre celle a sua disposizione, ma anche la qualità del cibo e il fatto di dover mangiare con posate di plastica.