Slitta ancora la ripresa dei lavori sulla riforma per le seconde generazioni. Ddl fermo in Commissione in Senato, non tornerà all’ordine del giorno prima della pausa estiva
Roma – 22 luglio 2016 – Un milione di figli di immigrati potranno passare l’estate tranquilli. Tranquilli che anche questa estate l’Italia, il loro Paese, continuerà a considerarli stranieri.
La riforma che dovrebbe cambiare le cose, sancendo che questi bambini e ragazzi sono italiani anche per legge, trascorrerà le vacanze al fresco nei cassetti della commissione Affari Costituzionali del Senato, insieme ai quasi ottomila emendamenti che vorrebbero bloccarla. È ferma lì dallo scorso ottobre, quando ci è arrivata dopo l’approvazione alla Camera dei Deputati.
Fino ad aprile ci sono state solo la discussione generale, un paio di audizioni e la valanga di emendamenti della Lega Nord. Poi lo stop, prima in attesa che quegli emendamenti venissero tutti catalogati, poi che ci si decidesse a far tornare la riforma all’ordine del giorno per esaminarli, votarli e arrivare un testo da portare in Aula.
La maggioranza sembrava averci creduto, calendarizzando la discussione in Aula per la prossima settimana, ma non troppo, come mostrava la formula “ove concluso dalla Commissione”. La Commissione, però, non solo non ha concluso l’esame degli emendamenti, non l’ha neanche iniziato.
Di settimana in settimana, le convocazioni della Commissione non hanno mai rimesso all’ordine del giorno la riforma della cittadinanza (ddl 2092), preferendole sempre provvedimenti considerati più urgenti. Ora, per esempio, è il turno del ddl sull’editoria, ultimo di una lunga serie di priorità rispetto ai diritti delle seconde generazioni.
Anche la prossima settimana andrà così, la convocazione pubblicata oggi conferma che la riforma resterà nei cassetti. C’è da sperare nella settimana successiva? Davvero inverosimile: è l’ultima prima della pausa estiva e non avrebbe senso aprire una discussione su migliaia di emendamenti per poi fermarsi per un mese. Se ne riparla a settembre, priorità permettendo.
EP