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Cittadinanza, stavolta la riforma deve aspettare il referendum 

Rinvio a dopo il 4 dicembre, “per evitare strumentalizzazioni”. L’Italia sono Anch’io incontrerà il presidente del Senato per chiedergli di calendarizzare subito il ddl 2092

 

Roma – 24 ottobre 2016 –  Tutto rimandato, bene che vada, al 5 dicembre. Fino ad allora la riforma della cittadinanza per i figli degli immigrati continuerà a prendere polvere a Palazzo Madama.

Dieci giorni fa i giovani ai quali il ddl 2092 potrebbe cambiare la vita sono scesi in strada a Roma e nel resto d’Italia per chiedere ai senatori di tirarlo fuori dai cassetti. Non succederà questa settimana, come confermano le convocazioni della prima commissione, ma oggi la relatrice Doris Lo Moro (PD), che pure era stata possibilista in piazza del Pantheon, crede che “non ci saranno novità prima del referendum“. 

Il referendum costituzionale del 4 dicembre è solo l’ultimo degli innumerevoli motivi di rinvio (tonnellate di emendamenti, elezioni amministrative,  vacanze estive ecc. ) che hanno fatto slittare finora in Senato la discussione della riforma già approvata un anno fa dalla Camera. Intanto, altri provvedimento più urgenti o semplicemente meno “sensibili” le sfrecciavano accanto.  

Stavolta, la maggioranza dice di non voler esporre alla violenza e alle strumentalizzazioni della campagna referendaria le regole che dovrebbero far diventare subito italiani anche per 800 mila ragazze e ragazzi cresciuti, spesso anche nati, in Italia. 

Un ultimo tentativo lo farà la campagna l’Italia sono anch’io,  che ha raccolto oltre 100 mila firme sotto una proposta di legge popolare di riforma. In settimana i suoi rappresentanti dovrebbero incontrare il presidente del Senato Pietro Grasso per chiedergli di calendarizzare subito il provvedimento, ma le speranze sono al lumicino. 

Se è difficile che ci siano novità prima del voto del 4 dicembre, quello che preoccupa i più realisti è se mai ce ne potranno essere dopo. Se al referendum vincesse il no, i contraccolpi per governo e maggioranza, che finora non si sono certo dimostrati coraggiosi su questo tema, potrebbero mettere ulteriormente a rischio il provvedimento. 

Se invece ci saranno le condizioni per riprendere la discussione, bisognerà fare ancora una volta i conti con il calendario. A dicembre, il Senato  sarà in piena sessione di Bilancio.  L’ennesima occasione per dire a un milione di figli di immigrati che ci sono “altre priorità”. 

Elvio Pasca

 

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