I requisiti decisi dal ministero hanno escluso dal concorso il 90% dei docenti di italiano L2. Le associazioni scrivono a Giannini: “Non disperdete questa enorme risorsa professionale”
Roma – 18 novembre 2016 – Gli insegnanti di italiano per stranieri? Erano fantasmi prima, lo sono rimasti in buona parte anche dopo la riforma della scuola e il concorsone che avrebbero dovuto cambiare finalmente le cose.
Eppure, tutto sembrava aver preso la giusto per i docenti di italiano L2, figure professionali indispensabile in un grande Paese d’immigrazione come il nostro.
Il primo passo lo aveva fatto nel 2015 la riforma La Buona Scuola, inserendo tra gli “obiettivi formativi prioritari” anche “alfabetizzazione e perfezionamento dell’italiano come lingua seconda”. Prevedeva “corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non italiana” e un potenziamento del numero di docenti negli istituti più multietnici.
Poi il governo aveva creato la nuova classe di concorso A23, “Lingua italiana per discenti di lingua straniera”, per assumere finalmente docenti specializzati, molti dei quali collaboravano da anni con le scuole e Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, ma come personale esterno. C’era posto anche per loro nel concorso 2016 per reclutare docenti in tutta Italia.
Ottimo sulla carta, ma quando si è passati alla pratica sono iniziati i guai. I criteri decisi dal Miur (lauree, crediti formativi, abilitazioni ecc.) per l’accesso alla nuova classe di concorso hanno infatti tagliato fuori circa 10 mila docenti di italiano L2, il 90% dei professionisti del settore, infischiandosene della loro formazione e, soprattutto, degli anni passati a fare quel mestiere.
“Paradossalmente, i formatori universitari, i tutor dei vari master, i collaboratori linguistici delle università, gli esperti esterni della scuola e dei CPIA, i ricercatori, gli autori di testi di didattica e manuali di insegnamento di italiano a stranieri non hanno le carte in regola per partecipare al concorso, infatti ne sono stati esclusi” denunciano Riconoscimento Nazionale, Apidis e Ilsa, associazioni che riuniscono i docenti di italiano l2.
Preoccupanti anche altri numeri. Il ministero ha stimato un fabbisogno di 506 docenti di italiano L2 su tutto il territorio nazionale, mettendo a concorso altrettanti posti. Gli alunni con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole sono oltre di 800 mila, quindi un docente ogni 1600 bambini e ragazzi. Finora, però, le cattedre effettivamente assegnate sono solo 22.
“Si ha l’impressione –continuano le associazioni – che l’istituzione della cdc A23 sia solo formale e non effettiva, dal momento che nello stato di confusione in cui versano le scuole i dirigenti affidano ancora incarichi per l’insegnamento della lingua italiana seconda a docenti non formati”.
Sono obiezioni che i docenti di italiano L2 hanno più volte posto invano al governo. Ora Riconoscimento Nazionale, Apidis e Ilsa tornano a scrivere una lettera al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, chiedendo che “vengano modificati i requisiti di accesso e non venga dispersa questa enorme risorsa professionale che ha mantenuto un sistema deregolamentato negli ultimi 20 anni”. Ecco il testo completo.
Elvio Pasca
EP