Roma, 1 agosto 2018 – Uno degli ultimi episodi di cronaca riguarda l’atleta italo-nigeriana Daisy Osakue, gravemente ferita ad un occhio dopo essere stata bersagliata da un uovo lanciato da una macchina, mentre si trovava sul ciglio di una strada di Moncalieri.
Lei è una campionessa del lancio del disco, atleta della nazionale italiana di atletica. Il che farebbe di lei un “bersaglio mobile”… nobile. Qualcuno ha detto che i suoi aggressori non sapevano che è una sportiva italiana che difende i colori italiani negli stadi del mondo. Perché… se lo avessero saputo? Avrebbero rinunciato a compiere l’infame gesto, giudicandola una negra “buona”, così come si rammenta tristemente il far-west, dove alcuni indiani erano definiti “buoni”? (Rispetto a chi?)
Lo stesso far-west, preso a prestito dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha lanciato il monito contro un Italia che non deve diventare appunto un far-west, dove alcuni possano sentirsi liberi di poter “sparare” contro chiunque essi ritengano essere un bersaglio (da loro stessi “legittimato” come tale).
A nessuno scappi di scherzare: «Chi di lancio ferisce, di lancio perisce». Perché Daisy lancia, sì, ma lancia il disco in uno stadio, per… “agonismo”, a differenza dei suoi vili aggressori che lanciano anche loro, sì, ma sui passanti per… “protagonismo” razzista.
L’Italia non li vuole, gli “inDaisyderabili” razzisti.
Milton Kwami