Roma, 9 agosto 2018 – Il numero di persone che perdono la vita nel Mediterraneo centrale o che sono state rimandate in squallidi centri di detenzione in Libia è aumentato “a seguito delle politiche europee volte a chiudere la rotta del Mediterraneo centrale”: è quanto denuncia Amnesty International in un nuovo dossier pubblicato oggi, in cui l’organizzazione accusa i paesi europei di cospirare con la Libia per contenere gli arrivi in Ue. Il dossier, intitolato ‘Tra il diavolo e il mare blu profondo. I fallimenti dell’Europa su rifugiati e migranti nel Mediterraneo centrale, rivela l’impatto devastante delle politiche che hanno provocato oltre 721 morti in mare solo tra giugno e luglio del 2018. Il testo di 27 pagine evidenzia “le nuove politiche italiane che hanno lasciato persone in mare bloccate per giorni” e analizza come i paesi dell’Unione europea (UE) stiano “cospirando” per contenere rifugiati e migranti in Libia, “dove sono esposti a torture e abusi”, si legge sul sito di Amnesty. “Nonostante il calo del numero di persone che tentano di attraversare il Mediterraneo negli ultimi mesi, il numero di morti in mare è aumentato. La responsabilità per il crescente numero di vittime è riconducibile ai governi europei che sono più preoccupati a tenere le persone lontane rispetto che a salvare vite umane”, ha affermato Matteo de Bellis, ricercatore su asilo e migrazione di Amnesty International”.
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Da Amnesty International accuse all’Italia per i migranti morti in mare
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