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Immigrazione, occorre più realismo

Di Franco Pittau, Dossier Statistico Immigrazione Caritas Migrantes Roma – 25 febbraio 2008 – La logica dei numeri e un sereno giudizio sulle disposizioni che regolano le quote annuali consentono, non di risolvere una questione di per sé complessa, ma comunque di evidenziare alcuni punti fermi.

L’esperienza pluriennale ha messo in evidenza che la decisione sull’ammontare delle quote, pur preceduta da laboriose consultazioni tecniche, è stata sempre politica per le delicate implicazioni che comporta in termini elettorali. Anche nell’anno in cui il numero è stato elevato (da 170.000 posti inizialmente previsti nel 2005, il doppio negli anni precedenti) si è arrivati alla quota finale di 520.000 solo a seguito delle 540.000 domande di assunzione presentate nel mese di marzo 2006. Tenuto conto che le previsioni di Unioncamere non considerano il settore familiare, che invece il Governo è tenuto a valutare, si capisce l’entità della divaricazione tra “decisioni formali” e “situazioni effettive”.

Un altro divario si verifica per il fatto che anche alcune disposizioni di legge non riflettono l’andamento della realtà. Continuare a ritenere che un così elevato flusso di lavoratori possa passare attraverso un meccanismo, non inutile ma dalla portata limitata, è come pretendere che un enorme flusso d’acqua passi correntemente attraverso un imbuto. Gli effetti li abbiamo visti: la maggior parte viene da irregolare o con un permesso di soggiorno diverso dal lavoro, aspetta di trovare un datore di lavoro e poi deve sottomettersi a un vessatorio viaggio di ritorno (e talvolta pericoloso, per le conseguenze giuridiche che può comportare). Così proprio non va e per questo si è parlato di reintrodurre la sponsorizzazione, completata dalla previsione della venuta per la ricerca del posto di lavoro. Si arriverà a conclusioni simili? Quando si discute al riguardo, si constata un’avversione quasi ideologica ad aperture di questo senso.

Un’altra considerazione: i flussi attuali in entrata in Italia sono simili a quelli che, all’inizio del secolo scorso, caratterizzarono i nostri connazionali in uscita: nel 1913 si sfiorarono le 900mila partenze e da noi nel 2007 non si è lontani da quei livelli, con più di 700mola domande di assunzione presentate, circa 100mila ricongiungimenti familiari e 60mila nuovi nati da entrambi i genitori stranieri.

Ci vorrebbe maggiore realismo nella determinazione delle quote, nelle procedure e nel confronto politico. Inoltre, se la determinazione delle quote è connessa con la politica di accoglienza, quote elevate in ingresso dovrebbero comportare investimenti elevati per l’integrazione, dai quali siamo lontani. In conclusione, servono più apertura e più realismo, anche nella gestione della manodopera immigrata una volta che è arrivata in Italia.

Franco Pittau
Dossier Statistico Immigrazione Caritas Migrantes
Tratto da “Il sole 24 Ore” del 25 febbraio 2008

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