La direttrice di al-Maghrebiya candidata alla Camera dal Pdl. "Risolviamo la situazione di chi ha un lavoro ma non il permesso"
Roma – 7 marzo 2008 – Souad Sbai, direttrice del mensile in lingua araba al-Maghrebiya e presidente dell’associazione delle Donne marocchine in Italia (Acmid-Donna), correrà tra le file del Pdl alle prossime elezioni politiche.
"Voglio portare in Parlamento le mie battaglie per un’integrazione vera e giusta degli immigrati, che rispetti diritti e doveri e premi chi ha voglia di diventare cittadino di questo Paese. Continuerò naturalmente a lavorare anche per le donne, per l’istruzione e per le seconde generazioni" dice a Stranieriinitalia.it, dopo l’ufficializzazione della sua candidatura alla Camera dei Deputati.
Arrivata dal Marocco in Italia trent’anni fa, laurea in filosofia e dottorato in diritto comparato, Souad Sbai si è distinta per l’impegno a favore delle donne vittime di maltrattamenti in famiglia. Oggi pensa a "leggi concrete contro la violenza sulle donne, immigrate ma anche italiane, che inaspriscano le pene sull’esempio di altri Paesi europei. Parallelamente, vanno sostenuti i centri anti-violenze".
Attraverso il centro culturale Averroè di Roma, del quale è fondatrice, la neocandidata porta avanti progetti di alfabetizzazione. "Il tasso di analfabetismo tra gli immigrati, soprattutto nordafricani, è ancora alto. Chi non conosce la lingua italiana non può integrarsi". E le seconde generazioni? "Ragazzi che pensano e sognano da italiani, ma troppo spesso sono trattati come cittadini di serie B. Dobbiamo evitare errori commessi in altri Paesi, aiutandoli a non cadere nella crisi identitaria che li può portare nelle mani dell’estremismo".
Oltre a lanciare una bordata contro il Partito Democratico ("non ha avuto il coraggio di presentare candidati di origine straniera"), Souad Sbai attacca infine l’autosponsor, strumento previsto dall’ormai archiviata Amato-Ferrero: "Che bisogno c’è di far arrivare aspiranti clandestini in cerca di lavoro? Pensiamo piuttosto a quanti sono già qui, lavorano da anni e non sono ancora riusciti a mettersi in tasca un permesso di soggiorno. Bisognerà pur risolvere questa situazione".