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Milano, pensionata schiavizza la sua badante romena

L’accusa per l’anziana è molto grave: riduzione in schiavitù. Solo l’età avanzata le ha permesso di essere posta agli arresti domiciliari. MILANO, 24 maggio 2008 – L’ha cercata tra le più disperate, in una comunità d’accoglienza per donne straniere sole, a Milano, ha fatto finta di prenderla in servizio a casa sua come badante, e invece l’ha schiavizzata, umiliandola, picchiandola e facendole fare una vita miserabile perché tanto era "solo una romena".

La storia, di per sé squallida, ha però anche dell’ incredibile se si considera che la presunta aguzzina è una pensionata di 75 anni, una di quelle signore per bene di provincia, con un discreto gruzzolo e una villetta, nel cui seminterrato, però, faceva vivere come una specie di novella Cenerentola la donna, una contadina di 54 anni che nemmeno sapeva di essere cittadina comunitaria e sopportava tutte le angherie della vecchia per timore di essere espulsa. Ieri, alla fine, la libertà le è stata restituita dai carabinieri, dopo la denuncia di una delle figlie che cominciava a sospettare che sua madre, dopo un anno di mezze parole sussurrate e mai nemmeno un incontro, fosse trattenuta contro la sua volontà in quella casa a Lainate, a nord di Milano.

L’accusa, per l’anziana, è molto grave: riduzione in schiavitù. Solo l’età avanzata le ha permesso di essere posta agli arresti domiciliari. "Vorrei precisare che la pensionata, pur bisognosa di essere accudita – ha spiegato il capitano Necci, comandante della Compagnia di Rho – era perfettamente lucida, anche se evidentemente al limite della maniacalità. L’impressione è stata quella di trovarsi di fronte a un mix di cattiveria, ignoranza e razzismo". E altre persone, dei vicini, potrebbero presto finire sul registro degli indagati dato che non potevano non sapere. Le condizioni dettate dalla "padrona" erano le seguenti: nessuna visita di parenti o amici, possibilità di fare la doccia solo una volta al mese, divieto di utilizzare l’acqua calda, un solo pezzo di sapone per bucato da utilizzare anche per l’igiene personale, cibo scarso, possibilità di bere solo acqua del rubinetto, e poi tante botte, date utilizzando delle pentole. E, naturalmente, di soldi non se ne parlava neanche.

A questo si aggiungeva un controllo totale sui suoi spostamenti: alloggiata nel seminterrato, poteva accedervi da una sola porta dotata di sensore acustico. E tutta la villetta era dotata di telecamere a circuito chiuso, le cui immagini venivano controllate dalla pensionata dalla camera da letto, e tutte le porte degli ambienti utilizzati dalla badante, compreso il bagno, erano tenute aperte e legate con dello spago per non essere mai chiuse, nemmeno quando lei andava in bagno. Il tutto avveniva sotto il continuo ricatto di essere denunciata e quindi espulsa dal territorio italiano: quando i carabinieri sono entrati nell’ appartamento, infatti, lei temeva di essere arrestata. Poi, grazie a un’interprete, pian pianino ha preso fiducia, e alla fine, in caserma, davanti ai militari, é arrivato un pianto liberatorio e l’abbraccio con la figlia.

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