(ANSA) – LA VALLETTA (MALTA), 6 GIU – L’idea che l’Italia introduca il reato di clandestinità non piace al primo ministro di Malta, l’isola che considera l’immigrazione illegale uno dei suoi "principali problemi". "Io penso che questo atteggiamento probabilmente non è corretto. Abbiamo degli obblighi e delle convenzioni internazionali che dobbiamo tutti quanti onorare", dice Lawrence Gonzi. Teme che i flussi diretti in Sicilia possano dirottarsi su Malta? "Non so se ci potranno essere ripercussioni", risponde. "Quello che è certo è che noi non possiamo ricevere più clandestini di quanti ne stiamo già ricevendo". Gonzi parla con i giornalisti a bordo della nave della Marina Aliseo, a Malta nell’ambito dell’esercitazione ‘Canale 08′, che tra gli altri obiettivi ha anche quello di migliorare la cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo che aderiscono all’Iniziativa 5+5 nel settore del "controllo dei flussi migratori clandestini via mare". Una cooperazione, quella tra Italia e Malta, "già ottima", afferma Gonzi. Il quale si affretta anche a smussare i termini della sua contrarietà al reato di immigrazione clandestina: "E’ un dibattito – spiega – che seguo con interesse, perché riguarda anche noi, ma è una questione italiana, che non dovrei commentare, né a favore né contro. Se non vado errato il presidente Berlusconi ha dichiarato che il Parlamento ne discuterà e deciderà, poi vedremo. E’ una cosa che deve decidere il Parlamento italiano, non il primo ministro maltese". Anche perché a bordo c’é il sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga, che la pensa diversamente. Pure lui è dell’avviso che "sarà il Parlamento a decidere", ma la sua idea è che il reato di clandestinità "é un segnale forte dell’intenzione di agire con efficacia per risolvere quello che é un problema concreto, sentito dalla gente". Un problema sentito, certo. Anche a Malta. "L’anno scorso -spiega Gonzi – sono arrivati 1.700-1.800 clandestini, un numero equivalente a circa la metà dei nostri neonati. E l’isola è piccola, la densità è la più alta d’Europa. In proporzione, é come se in Italia ne arrivassero un milione e mezzo". Dunque, che soluzioni? Per il premier maltese, in primo luogo, "bisogna rivedere che cosa facciamo, a livello europeo e internazionale, in termini di aiuti a quei Paesi da dove provengono i clandestini"; poi, occorre "coordinare meglio l’attività tra le nazioni per rimpatriare quelli che non hanno diritto d’asilo"; infine, rafforzare le operazioni multinazionali di pattugliamento marittimo, come la Frontex. A questo riguardo, in un futuro forse non tanto lontano, un ausilio importante potrebbe arrivare dai Predator, gli aerei italiani senza pilota. Il generale Vincenzo Camporini, capo di Stato maggiore della Difesa, ricorda che la Marina italiana ha promosso un sistema di monitoraggio dei traffici marittimi, al quale aderiscono molti Paesi del Mediterraneo, Libia compresa: si tratta di una condivisione di dati grazie alla quale "oggi abbiamo una consapevolezza assai precisa" di tutto ciò che si muove in mare. E in un contesto di sorveglianza e controllo di grandi aree, il Predator "sarà sicuramente parte degli scenari futuri" perché "é sicuramente un modo molto economico per ottenere gli stessi risultati che oggi si ottengono con mezzi ben più complessi e sofisticati". "Ben venga il Predator", dice anche il sottosegretario Cossiga. "E’ sicuramente idoneo risolvere più a fondo il problema". (ANSA).
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IMMIGRAZIONE: PREMIER MALTA, REATO? NON E’ CORRETTO
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