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Strage di Cutro, ecco perchè la Guardia costiera non è intervenuta: il documento con le regole “della vergogna”

Roma, 13 marzo 2023 – Intervento Sar, intervento della polizia, situazione di pericolo, situazione sotto controllo. Attorno alla strage di migranti di Cutro continua a esserci un gioco di responsabilità. Un vero e proprio scarica barile. La politica tenta, in malo modo, di placare le acque. Ma la verità è che quello che è successo in mare nella notte tra il 25 e il 26 febbraio non è altro che il risultato di una serie di regole messe nero su bianco in un documento approvato nel 2005 che porta la firma dell’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Un documento che permette di voltare le spalle di fronte ai profughi in difficoltà.

Strage di Cutro, perchè i migranti non sono stati soccorsi

Secondo il testo, visionato e pubblicato da Repubblica, in un primo momento “i mezzi in pattugliamento devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio (possibilmente in forma occulta) dei movimenti del natante stesso”. E, stando alle autorità, la situazione che si è poi trasformata in un naufragio non era una cosiddetta Sar (Search and Rescue, Ricerca e soccorso). E’ questo che si legge nel testo “Accordo tecnico-operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare”. Lo stesso di cui ha parlato il comandante della Capitaneria di Porto di Crotone Vittorio Aloi per giustificare il mancanto intervento dei mezzi della Guardia costiera.

Il documento, infatti, nonostante i diversi governi che lo hanno seguito, è ancora in vigore. Negli anni, però, non era mai stato preso più di tanto in considerazione, cercando al contrario di mettere sempre in primo piano il soccorso dei migranti. Perciò ogni imbarcazione di profughi veniva considerata un evento Sar, così la Guardia costiera poteva sempre intervenire autonomamente.

Nel 2019, però, con la direttiva firmata da Matteo Salvini, è stato imposto di “attenersi scrupolosamente alle indicazioni operative al fine di prevenire l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale“. Regole che, seguite in modo rigido, hanno portato al mancato intervento nel caso di Cutro. Ma soprattutto hanno portato a 79 morti e un numero ancora indefinito di dispersi. Perchè di fatto hanno impedito l’intervento della Guardia Costiera. E lo hanno fatto catalogando la situazione come un’operazione di polizia, e non come Sar. Quest’ultima, infatti, si attiva solo se “le condizioni meteomarine pongono in serio ed immediato pericolo di vita gli occupanti del natante”. In sostanza, perciò, l’intervento non è avvenuto perchè la segnalazione iniziale inoltrata dall’aereo Eagle 1 di Frontex era di un natante “in buone condizione di navigabilità”.

Le “regole della vergogna”

Il documento in questione è stato presentato insieme ad altri allegati alla memoria che i legali del pool difensivo delle famiglie delle vittime hanno portato oggi in Procura a Crotone. “Abbiamo preparato una memoria per la procura della Repubblica basata sui fatti noti e sul diritto del mare. Fra i fatti noti, insieme alla segnalazione di Frontex, c’è questo accordo. Prevede che non si deve intervenire fino a quando, per le condizioni del mare o della barca, i migranti non sono ‘in imminente pericolo di vita’. Stiamo chiedendo agli inquirenti di accertare se e in quale misura queste direttive su carta intestata del Ministero dell’Interno abbiano ispirato le decisioni assunte nella tragica notte di domenica 26 febbraio.

Perché queste indicazioni sono in contrasto con tutte le norme vigenti. Con le convenzioni e consuetudini internazionali, con le leggi dell’Unione Europea. Con le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, le disposizioni nazionali, il diritto vivente. Le vite umane si salvano prima che sia troppo tardi. Non si ‘monitorano’, come vorrebbe l’accordo operativo ministeriale. In mare non c’è tempo da perdere. Pochi istanti potrebbero essere fatali. Le donne e gli uomini della Guardia Costiera, in questi anni, talvolta per questione di attimi, hanno scongiurato tante altre tragedie”, ha spiegato l’avvocato Francesco Verri.

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