Roma, 23 giugno 2023 – La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che condanna l’Ungheria per aver violato la direttiva UE sulla protezione internazionale. Secondo i giudici, Budapest ha adottato misure che rendono più difficile per i richiedenti asilo accedere alle procedure di protezione.
La controversia riguarda la legge approvata dall’Ungheria nel 2020 durante la pandemia di Covid-19, che impone ai cittadini di Paesi terzi o apolidi presenti sul territorio ungherese o alle sue frontiere di seguire una procedura preliminare. Secondo questa legge, i richiedenti asilo devono recarsi personalmente presso l’ambasciata ungherese situata in un Paese terzo, come Belgrado (Serbia) o Kiev (Ucraina), per depositare una dichiarazione d’intenti relativa alla presentazione di una domanda di protezione internazionale.
Le autorità ungheresi esaminano poi la dichiarazione e decidono se rilasciare un documento di viaggio che consenta al richiedente asilo di entrare in Ungheria per presentare la domanda di protezione internazionale. Questo requisito preveniente, secondo la Corte di Giustizia dell’UE, costituisce una violazione degli obblighi previsti dalla direttiva europea sulla protezione internazionale.
La sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’UE rappresenta una vittoria per la Commissione Europea, che aveva fatto ricorso contro l’Ungheria per inadempimento agli obblighi previsti dal diritto dell’Unione. La decisione della Corte conferma che Budapest ha agito in modo non conforme alle normative europee in materia di asilo e protezione internazionale.
La politica restrittiva dell’Ungheria sull’asilo ha suscitato molte critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani e di altre istituzioni europee. L’Unione Europea, infatti, ha il dovere di garantire una tutela adeguata ai richiedenti asilo in conformità con le leggi internazionali e i principi umanitari.