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Rifugiato sudanese respinto in Libia vince il ricorso per venire in Italia, ma “l’ambasciata non risponde”

Roma, 28 giugno 2023 – Ancora ingiustizia per Harry (nome di fantasia, ndr), un rifugiato sudanese vittima di un respingimento illegale da parte della nave Asso Ventinove nel luglio 2018. Nonostante abbia vinto la causa intentata contro alcune istituzioni governative italiane, infatti, il suo ingresso in Italia è ancora ostacolato dall’assenza di risposta da parte dell’ambasciata italiana a Tripoli. A denunciare l’accaduto è stata Mediterranea, la Ong che si occupa di soccorrere i migranti in mare.

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Migranti, la storia di Harry

Come si legge nella sentenza, “il giudice accoglie il ricorso e, per l’effetto, dichiara il diritto del signor Harry (nome di fantasia, ndr) di presentare domanda di protezione internazionale in Italia e ordina alle amministrazioni competenti di emanare tutti gli atti ritenuti necessari a consentire il suo immediato ingresso nel territorio dello Stato italiano“. Un successo, almeno sulla carta, visto che Harry in Italia non è ancora riuscito ad arrivare.

“E’ in Libia da troppi anni, ha visto morire amiche e amici, in mare, nei lager libici e anche a casa sua in Sudan. Ha sofferto la fame, la sete, non ce la fa più. E’ stato illegalmente deportato in Libia da una nave italiana, la Asso Ventinove, su ordine del Governo italiano. Un gigantesco (276 tra uomini, donne e bambini) respingimento, avvenuto in segreto, per nascondere l’illecito agli occhi del mondo”, hanno spiegato i volontari di JLProject, che nel 2019 hanno fatto aprire il caso. “Abbiamo trovato le prove della sua illegalità, abbiamo pianto i morti che si sono susseguiti negli anni (Josi e Seid morti di fame e malattia nei lager libici, Amela stuprata e uccisa da un libico). Ci siamo ancora più legati ai sopravvissuti e abbiamo cercato di aiutarli legalmente. E poi abbiamo vinto la prima causa.

Harry oggi potrebbe festeggiare la straordinaria vittoria legale, tanto agognata, contro la terribile ingiustizia del respingimento illegale che ha subito cinque anni fa. Ma sta, invece, soffrendo per una nuova atroce ingiustizia. L’Ambasciata italiana a Tripoli non risponde alle richieste dei suoi legali, ignorando, così, la sentenza di un giudice italiano”, hanno aggiunto inoltre.

“La sentenza è esecutiva e Harry ha il diritto di prendere un aereo di linea da Tripoli per Roma. Ma purtroppo non ha il passaporto, condizione comune alla maggioranza dei rifugiati (le guardie dei lager libici rubano soldi e documenti ai detenuti). Ha solo il documento Unhcr (status di rifugiato), che, però, non è un titolo di viaggio. L’Ambasciata italiana a Tripoli ha perso la causa. E per effetto della sentenza deve emettere immediatamente un documento sostitutivo che consenta ad Harry di poter salire sull’aereo. Eppure non lo ha ancora fatto”, hanno sottolineato poi quelli di Mediterranea.

“Questa decisione finalmente riporta al centro il diritto dei migranti a cercare protezione attraverso l’ingresso sul territorio italiano. Le autorità del Paese di bandiera della nave e le autorità che coordinano le operazioni hanno il preciso compito di pretendere il rispetto del principio di non refoulement e di agire in questo senso”, hanno infine sottolineato le avvocate di Harry ad Asgi.

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