Roma, 11 ottobre 2023 – La giudice del Tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, continua a mantenere la sua posizione contro il Decreto Cutro. Dopo la prima sentenza che ha fatto discutere e infuriare diversi politici, ne ha emessa un’altra che non convalida il trattenimento di quattro migranti tunisini nel Centro di Permanenza per i Rimpatri di Pozzallo.
Migranti, la giudice di Catania non convalida altri trattenimenti
In una delle quattro ordinanze che respingono la convalida dei trattenimenti, la giudice Apostolico ha fatto un’importante affermazione: “Il richiedente non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda e, come già affermato da precedenti decisioni di questo Tribunale, il trattenimento di un richiedente protezione internazionale per le direttive europee, costituendo una misura di privazione della libertà personale, è legittimamente realizzabile soltanto in presenza delle condizioni giustificative previste dalla legge.” E ciò solleva dubbi sull’applicazione delle politiche di trattenimento, specialmente per chi richiede asilo e arriva da Paesi considerati sicuri.
Inoltre, la giudice ha ribadito il principio fondamentale che lo status di richiedente asilo si assume quando il richiedente esprime la volontà di invocare la protezione. Nel caso dei quattro migranti tunisini, questa volontà era stata già espressa quando erano sbarcati a Lampedusa. Pertanto, secondo la legge italiana, la procedura di frontiera non poteva essere applicata a Pozzallo, e il trattenimento nel Cpr non era giustificato.
Un’altra importante critica della giudice riguarda una norma del decreto Cutro, che richiede il pagamento di una somma a garanzia come mezzo per evitare il trattenimento. Secondo la giudice, questa norma è “incompatibile con la direttiva dell’Unione Europea del 2013“, come interpretata dalla giurisprudenza europea. Tale direttiva stabilisce che “il trattenimento può avere luogo soltanto ove necessario, sulla base di una valutazione caso per caso, salvo che non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive.” La richiesta di una cauzione, quindi, potrebbe essere considerata una misura coercitiva.
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