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Decreto flussi e lavoro domestico, denuncia di Assindatcolf: strumento non sufficiente

Roma, 24 luglio 2024 – Il Decreto flussi si sta rivelando uno strumento insufficiente per il settore del lavoro domestico. Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, ha presentato per questo una proposta di revisione delle attuali normative, evidenziando le carenze del sistema attuale.

decreto flussi

Decreto flussi, la denuncia di Assindatcolf

Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, spiega: “Le attuali procedure legate al Decreto flussi, a partire dal click day, non sono adatte a rispondere alle esigenze di assistenza familiare. Per quanto necessario, poiché il 70% della forza lavoro impiegata nel comparto è straniera, questo strumento così come attualmente configurato non riesce ad incidere concretamente sulla vita delle persone.” Inoltre, Zini sottolinea come le quote previste non riescano a soddisfare la domanda, lasciando molte famiglie senza il supporto necessario.

Assindatcolf, per questo, ha chiesto al Governo, tramite il Tavolo tecnico istituito presso Palazzo Chigi, di prevedere delle regole specifiche per il settore domestico. La proposta principale è di uscire dal sistema delle quote stabilite nei Decreti flussi e dalla logica del click day, permettendo di avanzare la domanda in qualsiasi momento dell’anno, in base al fabbisogno delle famiglie. In più, l’associazione propone di snellire le tappe del processo di ingresso e di rilasciare un permesso di soggiorno con vincolo ad attività domestica della durata di un anno, rinnovabile solo se si dimostra di aver lavorato in modo continuativo. “La nostra prima richiesta è quella di uscire dal sistema delle quote stabilite nei Decreti flussi e quindi dalla logica del click day, prevedendo la possibilità di avanzare la domanda in qualsiasi momento dell’anno sulla base del fabbisogno delle famiglie, che non è programmabile”, afferma infatti Zini.

Nel caso in cui queste richieste non fossero accolte, Assindatcolf propone che, come già avviene per l’agricoltura, anche per il comparto domestico le quote possano essere gestite direttamente dalle associazioni datoriali più rappresentative e che vengano adeguate al reale fabbisogno. Secondo il Rapporto 2024 Family (Net) Work dell’associazione, le famiglie italiane infatti avranno bisogno di 18.626 lavoratori domestici non comunitari nel 2025, un numero molto superiore alle 9.500 quote previste dal prossimo Decreto flussi, che oltretutto non sono tutte dedicate all’assistenza familiare. “La nostra proposta mira a creare un sistema più flessibile e adeguato alle reali esigenze delle famiglie italiane. È fondamentale che il Governo prenda in considerazione queste modifiche per garantire un supporto adeguato e tempestivo alle famiglie che necessitano di lavoratori domestici”, conclude Zini.

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