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Cittadinanza, a Prato classi con l’80% di studenti stranieri: “Per questo serve la riforma”

Roma, 16 ottobre 2024 – Nella città simbolo della multiculturalità italiana, la discussione sulla cittadinanza per gli studenti stranieri si fa sempre più urgente e concreta. Per questo motivo Mario Battiato Musmeci, preside degli Istituti Comprensivi Gandhi e Mascagni di Prato, che accolgono circa 2.300 alunni, ha lanciato un appello chiaro: lo Ius Scholae può essere la chiave per affrontare le sfide di una realtà scolastica sempre più variegata.

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Perchè a Prato serve urgentemente una riforma sulla cittadinanza

Intervistato dal quotidiano Avvenire, Battiato Musmeci sottolinea l’importanza di questa proposta di legge, che prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per i giovani stranieri che abbiano frequentato almeno cinque anni di scuola in Italia. “Pur non essendo una soluzione perfetta,” afferma il preside, “lo Ius Scholae rappresenta un passo avanti significativo.” Il provvedimento, secondo il dirigente scolastico, consentirebbe agli studenti stranieri che frequentano le scuole elementari e medie di ottenere la cittadinanza italiana entro il ciclo delle superiori. Battiato Musmeci, poi, evidenzia le difficoltà pratiche che molti ragazzi, nati e cresciuti in Italia da famiglie straniere, si trovano ad affrontare. Tra queste, le complesse procedure burocratiche, come la richiesta di visti per poter partecipare a semplici gite scolastiche nell’Unione Europea. “Con lo Ius Scholae, questi giovani vedrebbero semplificati molti iter burocratici, riconoscendo finalmente la loro appartenenza di fatto alla comunità italiana”, aggiunge.

Gli istituti guidati da Battiato Musmeci rappresentano una vera e propria fotografia dell’Italia contemporanea: sessanta etnie diverse convivono nei 13 plessi scolastici, con una forte presenza di studenti di origine cinese. In alcune classi, la percentuale di alunni non italiani supera il 70%, ben al di sopra del limite del 30% previsto dalla legge Gelmini per garantire un’equilibrata composizione delle classi. “Se applicassi rigorosamente questo limite,” spiega il preside, “non riuscirei nemmeno a formare le classi. Il diritto alla formazione, sancito dalla Costituzione, deve prevalere.”
Oltre alla semplificazione burocratica e all’integrazione di fatto, Battiato Musmeci vede nello Ius Scholae un’occasione per incentivare l’iscrizione alla scuola dell’infanzia. “Nelle mie scuole,” spiega, “molte famiglie straniere, per motivi culturali, non iscrivono i propri figli alla scuola dell’infanzia. Una legge che garantisse la cittadinanza dopo cinque anni di scuola, a partire dall’infanzia, potrebbe essere un incentivo per queste famiglie a far frequentare ai propri figli i percorsi educativi fin dalla tenera età”, spiega infatti il preside.

Pur sostenendo la proposta dello Ius Scholae, Battiato Musmeci non nasconde il desiderio di un modello di cittadinanza più inclusivo, come lo Ius Soli temperato, adottato da molti Paesi europei. “Lo Ius Scholae è un compromesso, ma è comunque un primo passo nella direzione giusta.” Con la percentuale di studenti stranieri in crescita e la convivenza di molteplici culture che rappresenta la nuova normalità delle scuole pratesi, Battiato Musmeci è consapevole che l’integrazione non possa più essere rimandata. “La scuola è il luogo dove i cittadini di domani si formano,” conclude. “Dare loro il pieno riconoscimento di questa appartenenza è un atto di giustizia”, dichiara infatti in conclusione.

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