Roma, 6 novembre 2024 – Le difficoltà economiche, le barriere legali e culturali e la carenza di servizi sanitari adeguati stanno rendendo difficile per molti migranti accedere alle cure mediche nel Sud Italia. È quanto emerso dai dati raccolti dal progetto REACH OUT, finanziato dall’Unione europea e svolto in collaborazione con le Università di Maastricht e di Padova. Il progetto ha messo in luce le vulnerabilità sanitarie dei migranti nelle regioni meridionali italiane, con particolare attenzione alla prevenzione e alla cura di HIV, epatiti B e C e altre infezioni sessualmente trasmissibili (IST).
Migranti, al Sud sempre più barriere
La ricerca ha rilevato che il 67% dei migranti intervistati vive sotto la soglia di povertà, con redditi inferiori ai 630 euro mensili. L’accesso ai servizi sanitari, per quasi la metà di queste persone (48%), è limitato dalla mancata conoscenza dei propri diritti o da procedure amministrative complicate. Questo fenomeno è particolarmente diffuso nei centri di accoglienza e negli insediamenti informali come quello di Borgo di Mezzanone, in Puglia, dove la registrazione sanitaria è spesso carente. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalle barriere linguistiche e culturali. La traduzione di concetti sanitari specifici in più lingue e il contesto culturale di molti migranti, caratterizzato da stigma sociale e credi religiosi, ostacolano la promozione delle pratiche di prevenzione. Sebbene alcuni migranti siano consapevoli dei rischi legati alle infezioni sessualmente trasmissibili, il senso di vergogna spesso li inibisce dall’adottare comportamenti preventivi.
Un altro dato preoccupante riguarda la salute mentale: il 61,9% dei migranti ha mostrato segni di stress e disagio psicologico, mentre il 30% ha riportato di aver subito violenze da parte del partner. Questi fattori, aggravati dall’incertezza sullo status legale e dalla mancanza di integrazione sociale, tendono a isolare i migranti, riducendo la loro propensione a cercare aiuto sanitario. I risultati del progetto REACH OUT, quindi, sottolineano l’importanza di migliorare la comunicazione sui diritti sanitari dei migranti e di rafforzare l’accesso ai servizi medici nelle regioni del Sud. Associazioni come INTERSOS si impegnano a utilizzare questi dati per adattare gli interventi sul campo, collaborando con le comunità locali per costruire fiducia e promuovere un cambiamento strutturale a favore dei migranti in Italia.
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