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Migranti, San Marco d’Alunzio modello di accoglienza: la storia di Dibba e il futuro dei comuni rurali

Roma, 10 dicembre 2024 – Nel cuore della Sicilia, a San Marco d’Alunzio, un giovane gambiano ha trovato una nuova vita e il lavoro dei suoi sogni. Dibba Abubacar, partito dal Gambia e approdato in Sicilia ancora minorenne, è oggi un sarto a soli 18 anni. La sua storia, che intreccia sacrificio, speranza e riscatto, è il simbolo di come l’accoglienza possa trasformare non solo la vita dei migranti, ma anche quella delle comunità che li accolgono.

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Migranti, San Marco d’Alunzio e l’integrazione

San Marco d’Alunzio, uno dei borghi più belli d’Italia, si erge come esempio virtuoso di integrazione. Con meno di duemila abitanti e una storia di contaminazioni culturali che affonda le radici nell’antichità, questo piccolo comune ha saputo trarre forza dalla sua apertura. Grazie all’impegno del sindaco Filippo Miracula, ex migrante in Svizzera e fondatore della Sartoria San Lorenzo, Dibba ha trovato un lavoro stabile e una casa. “La nostra è una comunità aperta che dà un futuro anche a chi non ha il passaporto italiano, nel segno della legalità e dell’integrazione”, spiega il sindaco. La sartoria, fiore all’occhiello del borgo, oggi conta 300 dipendenti e genera 800 posti di lavoro nell’indotto, dimostrando come l’inclusione possa essere una risposta alla crisi demografica e occupazionale che minaccia i piccoli comuni italiani.

La Sicilia, con i suoi paesi a rischio spopolamento, rappresenta un laboratorio di accoglienza diffusa. Progetti come il Sistema di accoglienza e integrazione (SAI) coinvolgono oltre 40 comuni dell’isola, offrendo non solo alloggi, ma anche percorsi di integrazione e formazione. “In contesti ristretti, la cura della persona è più attenta e i migranti diventano un capitale umano che sostiene i nostri centri”, sottolinea Mario Alvano, segretario generale di ANCI Sicilia. A San Marco d’Alunzio, l’accoglienza ha fermato persino la denatalità: lo scorso anno, il primo figlio di una coppia immigrata è stato celebrato con una raccolta fondi da parte della comunità. Ora il sindaco sogna di portare altre famiglie, per garantire la continuità della scuola locale. “Quando entrano in aula, non ci sono stranieri o italiani ci sono solo bambini, tutti uguali, tutti italiani”, conclude Miracula. Un messaggio potente, che invita a guardare oltre i pregiudizi e a riconoscere nelle diversità una risorsa preziosa per il futuro.

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