“Non si stampano più permessi di soggiorno”

La denuncia dell’ Arci: "Troppi ritardi, il Poligrafico non vuole emettere documenti già scaduti"

Roma – 14 luglio 2008 – Il Poligrafico dello Stato non stampa più i permessi di soggiorno elettronici quando (come succede in buona parte dei casi) il via libera dalle Questure arriva troppo tardi. L’attesa di un milione di stranieri in Italia che hanno chiesto il rinnovo senza ottenere alcuna risposta potrebbe allungarsi quindi  a tempo indeterminato.

L’allarme è stato lanciato dall’Arci. "Ormai per rinnovare un permesso di vogliono circa venti mesi, ma la validità del nuovo permesso parte dal giorno successivo a quello in cui scadeva il vecchio e dura un anno. Il nuovo permesso nasce quindi già scaduto. Il Poligrafico però non vuole più stampare documenti scaduti e così blocca tutto" spiega a Stranieriinitalia.it il responsabile immigrazione dell’associazione, Filippo Miraglia.

Questa situazione sarebbe stata confermata all’Arci da diverse Questure. "Negli ultimi tempi gli appuntamenti per ritirare i permessi venivano ogni volta rinviati. Poi ci hanno spiegato che la stampa dei permessi era ferma" continua Miraglia.

Ieri il responsabile immigrazione dell’Arci ha denunciato questa "scandalosa situazione"  durante il meeting antirazzista organizzato dall’associazione a Cecina.

"E’ inaccettabile – ha detto Miraglia – che cittadine e cittadini rimangano per oltre 20 mesi in una condizione di sospensione dei diritti di cui sono titolari. Si tratta di un illecito da parte della pubblica amministrazione, che per legge è tenuta a rispondere alle domande di permesso che gli vengono inoltrate entro i tempi".

L’Arci ha annunciato ricorsi legali e una grande mobilitazione. "Chiediamo che il Governo si faccia carico di questa problematica – ha concluso Miraglia – garantendo che i rinnovi dei permessi di soggiorno vengano effettuati nei tempi previsti dalla legge e che i cittadini stranieri possano esercitare tutti i diritti di cui sono titolari in qualsiasi momento, senza pagare per colpe della macchina dello Stato".

Elvio Pasca