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Italia, odio online in crescita: donne e minoranze sotto attacco

Roma, 25 marzo 2025 – La situazione dell’hate speech online in Italia, fotografata dall’ottava edizione della Mappa dell’intolleranza di VoxDiritti, rivela un quadro preoccupante. Tra il 1 gennaio e il 30 novembre 2024 sono stati analizzati quasi due milioni di tweet, di cui il 57% risultano negativi. Donne, ebrei, migranti e persone con disabilità restano le categorie più bersagliate.

Misoginia al primo posto: le donne sono le più colpite, con un incremento dal 43,21% al 50% in appena due anni. Il corpo femminile diventa il principale obiettivo degli attacchi, riflettendo una dinamica di potere che mira a sottomettere e annullare la vittima. Significativo che il 20,81% degli attacchi misogini provenga da donne stesse, a dimostrazione della complessità culturale e sociale del fenomeno. Preoccupa particolarmente l’esplosione dell’antisemitismo, passato dal 6,59% al 27% attuale. L’odio si concentra ora sul concetto di “sionista”, associato a stereotipi di aggressione e genocidio, e rappresenta l’80,93% dei contenuti ostili verso gli ebrei. L’abilismo, ossia la discriminazione contro le persone disabili, caratterizza quasi l’80% dei contenuti rilevati. Gli stereotipi e gli insulti si diffondono sempre più ampiamente, mostrando una preoccupante deriva linguistica e sociale.

Milano e Roma emergono come città più colpite. A Milano prevalgono misoginia, xenofobia e abilismo, mentre Roma è maggiormente caratterizzata da antisemitismo e omotransfobia. I picchi di odio online corrispondono spesso ad eventi specifici, come l’approvazione della Direttiva europea sulla violenza di genere, manifestazioni politiche, episodi di cronaca nera o commemorazioni come il Pride.

La ricerca ha sfruttato anche le tecnologie dei Large Language Models (LLM) per analizzare i dati e confermare come gli stereotipi radicati nella società alimentino fortemente la viralizzazione dei discorsi d’odio.

La situazione delineata richiede interventi decisi non solo sul fronte della repressione, ma soprattutto sulla prevenzione culturale e sull’educazione al rispetto delle diversità.

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