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Badescu: “Io, paladina dei romeni di Roma”

Sarà consigliera di Alemanno.  "Non vedo nulla di male nel censimento dei rom"
Roma – 15 luglio 2008 – A difendere, aiutare e far conoscere la comunità romena di Roma sarà presto Ramona Badescu, alla quale sta per essere conferita la nomina di ‘consigliere del sindaco’ sulle questioni che concernono gli immigrati originari della Romania.

“Sono in attesa della firma ufficiale – spiega la showgirl a Stranieri in Italia– e sono davvero felice di poter sostenere Alemanno, rivestendo un ruolo che mi rende orgogliosa: promuovere la cultura del mio paese d’origine e aiutare il popolo romeno residente in Italia”.

Ramona Badescu è cresciuta in Romania dove si è laureata in Economia e commercio. È arrivata qui nel 1990 con una troupe, portando in Italia la musica romena. Appartiene a una famiglia bene, ma in un altro paese tutto ricomincia quasi daccapo. “Ho iniziato dal niente o quasi – racconta – e pian piano mi sono conquistata un posto nella società italiana, il rispetto e la stima della gente”. Oggi Ramona Badescu e attrice e showgirl, ha partecipato a numerose fiction, film e programmi tv.

badescuinterna15big.pngIn cosa consiste il ruolo che il Comune di Roma sta per assegnarle?
Sono tante le cose da affrontare per aiutare il popolo romeno in Italia. A cominciare da un concetto da estirpare: quello secondo cui il popolo romeno è aggressivo e violento. Non è affatto così. La delinquenza non ha nazionalità e la Romania ha fatto nascere – come tutte le nazioni – persone per bene e non, operai e badanti (che tra l’altro in Italia spesso sono più qualificati), come artisti e scienziati.

E cosa proporrà?
Vorrei far attivare un numero verde di sostegno ai cittadini romeni e diffondere – insieme alle associazioni già attive – una maggiore informazione, sui diritti (come quello – poco noto – di votare alle elezioni municipali) e sui doveri. Vorrei sostenere in particolare le donne romene, impegnate nelle case degli italiani, con i bambini e con gli anziani. Intendo inoltre impegnarmi a favore della giustizia informativa.

Cioè?
Per esempio, bisogna fare distinzione tra popolo rom e popolo romeno. I giornalisti dovrebbero specificare quando si tratta di rom di origini romene, albanesi, italiane, ecc. Non è corretto associarli solo alla Romania, perché ogni etnia ha un suo patrimonio di storia e cultura, dunque bisogna confonderle.

Cosa pensa del censimento dei rom, che prevede anche di prendere loro le impronte digitali?
Non vedo niente di male in questo, anch’io me le farei prendere. Non può rappresentare un problema per chi ha la coscienza apposto. Le impronte e le foto segnaletiche vengono erroneamente abbinate ai criminali. Invece rappresentano la carta di identità del futuro. In molti edifici moderni – anche a Bucarest – le porte già si aprono attraverso l’impronta digitale. Essendo i rom un popolo di nomadi, di migranti, ritengo che il loro censimento sia utile per la sicurezza di tutti.

Ora è impegnata in un progetto che vuole portare la cultura romena in Italia…
All’estero gli italiani si sentono dare dei mafiosi. Non penso questo piaccia loro. Vale anche per i romeni. Per capire un popolo, bisogna conoscere il suo passato, le sue tradizioni, la cultura. E non mettere delle facili etichette. Ciò che voglio fare è portare in Italia la musica romena, gli artisti che possono dare una testimonianza della ricchezza artistica che la Romania possiede. E anche prodotti tipici, spettacoli e articoli-frutto della collaborazione tra Italia e Romania. Il tutto dovrà essere racchiuso nelle “Giornate della Romania”, che daranno la possibilità di vedere con occhi diversi il mio popolo. Poi, sta alla gente scegliere come giudicarci.

Lei è stata mai clandestina? Cosa pensa del reato di clandestinità?
La clandestinità è un rischio. Io non avrei mai potuto affrontarlo per una questione etica, morale. Penso che la cosa più importante per l’uomo è la sua libertà. Ma se viene concessa ci si deve anche responsabilizzare. Non concepisco il reato di clandestinità, è una questione che va risolta a monte. Ad esempio si possono istituire degli uffici collocamento nei paesi d’origine e così far entrare le persone a seconda delle richieste di lavoro che ci sono. Ci devono essere più controlli ma anche più umanità, a seconda dei casi. Perché c’è chi scappa dal proprio paese per disperazione e andrebbe aiutato. Non si deve mettere tutti in un calderone.

E chi delinque? Dovrebbe essere espulso?
Beh, va punito nel paese d’origine. Non vedo perché l’Italia si deve prendere sulle spalle anche gli stranieri che delinquono. In ogni caso sarebbe meglio prevenire prima di curare. Ad esempio far venire i poliziotti romeni per far dare una mano agli italiani è stata un’ottima idea. Il loro approccio con i connazionali può essere diverso e portare a migliori risultati.

Se guarda indietro è stato difficile arrivare fino a qua?
È stato un percorso graduale, del quale rifarei tutto. Ci sono stati sacrifici e fatica. Ho fatto scelte decise e pensate, rifiutando ad esempio di fare un calendario. Ho privilegiato la strada più faticosa che portava a traguardi più stabili e concreti. Le cose facili spesso non hanno futuro.

Ora è soddisfatta degli obiettivi raggiunti?
Mi ritengo fortunata. Ho tanti amici, la famiglia, una bella casa che mi sono comprata da sola, mi manca solo una figlia. La vorrei chiamare Anita.

Anita sarà figlia di una coppia mista?
Ho avuto solo un fidanzato romeno quando avevo 22 anni. Ma oggi posso dire che adoro l’uomo italiano.

Cosa le manca della Romania?
La famiglia, l’odore della mia terra. Ogni volta che vado in Romania, mi commuovo. Insomma io sono romena e morirò romena.

Antonia Ilinova

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