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Riforma UE sui Paesi terzi sicuri: come potrebbero cambiare le regole per i richiedenti asilo

Bruxelles, 23 maggio 2025 – La Commissione Europea ha presentato oggi una proposta di riforma che mira a semplificare l’applicazione del concetto di “Paese terzo sicuro” nel quadro delle politiche europee in materia di asilo. L’obiettivo dichiarato è quello di accelerare le procedure, alleggerire la pressione sui sistemi di accoglienza degli Stati membri e allo stesso tempo garantire il rispetto dei diritti fondamentali.

Uno dei punti centrali della proposta è l’introduzione della possibilità per gli Stati membri di applicare il concetto di Paese terzo sicuro anche in assenza di un legame diretto tra il richiedente asilo e il Paese in questione. In altre parole, non sarà più obbligatorio un collegamento personale, come la residenza o legami familiari: basterà il semplice transito del richiedente attraverso un Paese considerato sicuro prima di raggiungere il territorio dell’UE.

Inoltre, il concetto potrà essere applicato anche in assenza di transito o collegamenti, qualora esista un accordo o un’intesa tra lo Stato membro e un Paese terzo considerato sicuro. Questo accordo dovrà garantire che la domanda di protezione venga esaminata in quel Paese e che il richiedente possa beneficiare di protezione effettiva, qualora ne abbia diritto.

Una delle eccezioni principali è che i minori non accompagnati non potranno essere soggetti a questa regola: per loro, l’applicazione del concetto di Paese terzo sicuro rimane esclusa.

Altro elemento importante è la proposta secondo cui i ricorsi contro le decisioni di inammissibilità non avranno più effetto sospensivo automatico. Questo significa che la decisione di espulsione potrà essere eseguita immediatamente, salvo che il giudice non decida diversamente.

La Commissione ha inoltre chiarito che gli Stati membri saranno tenuti a informare preventivamente Bruxelles e gli altri paesi UE prima di concludere nuovi accordi o intese con Paesi terzi considerati sicuri. Questo permetterà di verificare la conformità degli accordi con il diritto comunitario, che stabilisce condizioni molto chiare per definire un Paese come “sicuro”:
protezione contro il respingimento,
assenza di rischi gravi per l’incolumità fisica e la libertà individuale,
diritto di richiedere asilo e ottenere protezione effettiva,
assenza di persecuzioni per motivi etnici, religiosi, politici o di appartenenza sociale.

La riforma proposta rappresenta un passaggio cruciale nella strategia europea per una gestione più restrittiva e veloce delle richieste di asilo, ma apre anche il campo a rilevanti controversie giuridiche e umanitarie, soprattutto sul fronte del rispetto delle garanzie individuali e della definizione stessa di “sicurezza” nei Paesi terzi.

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