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Lettera di 9 Paesi UE: “Aprire il dibattito su CEDU e migranti”. Meloni e Frederiksen chiedono “più libertà per espellere i criminali stranieri”

Roma, 24 maggio 2025 – Nove leader europei, tra cui la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e la premier danese Mette Frederiksen, hanno firmato una lettera congiunta per chiedere un ripensamento del ruolo della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) in relazione alla gestione del fenomeno migratorio. Il documento, condiviso anche da Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, sollecita l’avvio di un dibattito politico sull’interpretazione attuale della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, giudicata da molti troppo estensiva rispetto alle sue intenzioni originarie.

Secondo i firmatari, è necessario “ristabilire il giusto equilibrio” tra la tutela dei diritti fondamentali e la libertà degli Stati di adottare misure efficaci, in particolare in materia di espulsione di cittadini stranieri condannati per reati. Si sottolinea come “in alcuni casi, la Corte abbia esteso eccessivamente l’ambito di applicazione della Convenzione”, riducendo di fatto il margine di manovra politica delle democrazie europee.

Meloni ha spiegato che l’obiettivo della lettera è di “aprire un dibattito su alcune convenzioni europee” e valutare se siano ancora in grado di rispondere alle “grandi questioni del nostro tempo”, in primis quella migratoria. “Ciò che una volta era giusto potrebbe non esserlo più domani”, è la tesi espressa dai leader, che chiedono un aggiornamento delle norme internazionali per renderle coerenti con le nuove sfide geopolitiche.

Un esempio citato riguarda i casi in cui le attuali interpretazioni giurisprudenziali hanno impedito l’espulsione di stranieri criminali, limitando la sovranità nazionale. I firmatari chiedono “più libertà a livello nazionale” per prendere decisioni su questi temi, compresa la possibilità di monitorare persone non espellibili e di reagire efficacemente a “Stati ostili che usano i nostri valori contro di noi”, ad esempio strumentalizzando i migranti alle frontiere.

La proposta lancia un messaggio politico forte: è tempo di ridefinire i limiti tra diritti umani, sicurezza nazionale e capacità di autodeterminazione degli Stati europei, alla luce dei cambiamenti degli ultimi decenni e della crescente pressione migratoria.

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