Roma, 19 giugno 2025 – Se nel centrodestra si discute animatamente del possibile via libera al terzo mandato per i presidenti di Regione, c’è chi prova a rilanciare su un terreno tutt’altro che secondario: la cittadinanza ai figli degli immigrati cresciuti in Italia. Antonio Tajani, leader di Forza Italia e ministro degli Esteri, coglie l’occasione per riaprire un fronte sensibile, sfidando apertamente Lega e Fratelli d’Italia: se vogliono modificare le regole per consentire a Luca Zaia e altri governatori di ricandidarsi, allora devono accettare di parlare anche di Ius scholae.
Un patto (politico) per la cittadinanza
Nel gioco delle contropartite tra alleati, Tajani è netto: «Se Forza Italia deve accettare qualcosa che non è nel programma di governo, anche gli altri devono farlo». E la posta in palio è alta. La proposta di legge presentata dagli azzurri in Parlamento introduce una forma di cittadinanza “educativa”: verrebbe concessa a chi è nato in Italia — o vi è arrivato entro il quinto anno d’età — e ha completato l’intero ciclo di scuola dell’obbligo, arrivando almeno ai 16 anni.
Un compromesso che prende le distanze sia dallo ius soli puro sia dallo status quo che obbliga a lunghe attese e condizioni spesso penalizzanti per minori che, di fatto, sono italiani in tutto tranne che nei documenti.
Fratelli d’Italia e Lega contrari
Ma l’idea non piace agli alleati. Fratelli d’Italia e Lega si dicono contrari a ogni modifica delle attuali norme sulla cittadinanza, sostenendo che lo Ius scholae non fa parte del programma di governo. E proprio su questo punto Tajani lancia la sua sfida: se si vuole inserire una norma non prevista — come quella sul terzo mandato — allora si apra il dibattito anche su un’altra materia “estranea al programma”, ma cruciale per la coesione sociale e il futuro del Paese.
L’Italia dei ragazzi invisibili
Il dibattito riporta così sotto i riflettori centinaia di migliaia di giovani nati o cresciuti in Italia che frequentano le scuole, parlano italiano, condividono cultura, sogni, ambizioni — ma che restano cittadini stranieri per legge. Un limbo che nega piena partecipazione a una generazione che vive già da italiana.
La proposta di Forza Italia, pur senza l’impatto politico di un provvedimento epocale, sarebbe un passo concreto verso l’inclusione, e si inserisce in un contesto in cui la stessa destra riconosce la necessità di controbilanciare il declino demografico con misure di integrazione e cittadinanza attiva.
Un baratto ad alto rischio
Il rischio, però, è che il destino di questi ragazzi finisca usato come merce di scambio nella trattativa tra partiti. Con l’estate alle porte e la scadenza del 24 giugno per gli emendamenti alla legge su assessori e consiglieri regionali, la partita si fa urgente. Sullo sfondo resta il vero nodo: la ricandidatura di Luca Zaia in Veneto, con effetti a cascata su altri presidenti leghisti, ma anche sul centrosinistra, dove potrebbe tornare in campo Vincenzo De Luca in Campania.
Una questione di visione
Al di là del gioco parlamentare, Tajani prova a lanciare un messaggio più ampio: l’Italia deve scegliere che Paese vuole essere. Un Paese chiuso in difesa o capace di riconoscere, finalmente, i propri figli non solo per cultura o affetto, ma anche per legge. E lo Ius scholae, in questa prospettiva, potrebbe rappresentare un atto di giustizia generazionale, oltre che un investimento sul futuro.