Roma, 22 giugno 2025 – “Se mille lavoratori somministrati nella Pubblica amministrazione dovessero restare a casa, il decreto flussi rischia di saltare.” È un avvertimento chiaro quello lanciato recentemente dal segretario confederale della Uil, Santo Biondo, e dal segretario nazionale della UilPa, Sandro Colombi. Secondo i due sindacalisti, l’esclusione di queste professionalità metterebbe a serio rischio l’intero impianto delle politiche migratorie italiane, creando nuove sacche di irregolarità.
Un nodo che arriva al cuore della macchina statale
A essere in bilico sono circa mille lavoratrici e lavoratori in somministrazione, operativi da anni negli sportelli unici per l’immigrazione delle Prefetture e negli uffici immigrazione delle Questure. Figure considerate “invisibili” perché non direttamente assunte dalla Pubblica amministrazione, eppure ritenute fondamentali per la gestione quotidiana dei flussi migratori e delle pratiche di regolarizzazione.
“Non possiamo più accettare che siano trattati come lavoratori di serie B”, dichiarano Biondo e Colombi. “Svolgono un ruolo chiave per garantire legalità e regole, in un momento in cui il sistema pubblico è sotto organico e i concorsi sono paralizzati”.
La richiesta: un tavolo con il Governo
Per i sindacati, la priorità è la stabilizzazione di queste figure. Per questo chiedono l’apertura urgente di un tavolo istituzionale sull’immigrazione, rivolgendosi direttamente al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
“È tempo di uscire dall’ipocrisia”, sottolineano, “e affrontare la questione con serietà e responsabilità. Non si può parlare di gestione regolare dei flussi migratori e, al tempo stesso, lasciare a casa chi li gestisce ogni giorno”.
Un paradosso politico
Mentre il governo spinge per aumentare i flussi regolari di ingresso, rischia di fare a meno proprio di chi li rende possibili. Un corto circuito che, secondo la Uil, vanificherebbe gli sforzi fatti finora per garantire trasparenza, controllo e legalità nell’accoglienza e nell’integrazione.
Il messaggio è netto: senza una soluzione per questi lavoratori fantasma, il sistema rischia di incepparsi. E il decreto flussi, punto centrale dell’agenda migratoria del governo, potrebbe rivelarsi un boomerang.