(ANSA) – ROMA, 7 SET – Il piano del governo per risolvere il sovraffollamento delle carceri può andare bene, ma solo se saranno soddisfatte due condizioni: che il braccialetto elettronico per i detenuti che hanno compiuto reati di minore gravita garantisca la sicurezza "al cento per cento" e che vi siano accordi con i paesi d’origine affinché gli immigrati con una condanna inferiore a 2 anni scontino realmente la pena. Anche perché "la strada maestra" nella ricerca della sicurezza per i cittadini resta "costruire nuove carceri". Il ministro dell’Interno Roberto Maroni frena sul pacchetto-svuota carceri messo a punto dal Guardasigilli Angelino Alfano e dal direttore del Dap Franco Ionta, che individua in circa 7.400 i detenuti che potrebbero uscire grazie ai nuovi provvedimenti. Numeri che consentirebbero quantomeno di ridurre il sovraffollamento negli istituti di pena italiani dove attualmente, a fronte di una disponibilità di 43mila posti, vi sono 55.800 detenuti. Da Gerusalemme, il ministro della Giustizia conferma le linee generali del piano. Il braccialetto, dice, "garantirà una maggiore sicurezza nelle nostre città". E aggiunge: "espellere dal nostro paese alcune di migliaia di immigrati che hanno commesso delitti in Italia, è un buon risultato per la sicurezza del paese ma anche per le carceri". Maroni ricorda però che mentre "il braccialetto è stato introdotto e ha funzionato in altri paesi, ad esempio in Francia, dove si sono avute zero evasioni", in Italia la sperimentazione non ha dato buoni risultati. E dunque "può essere introdotto solo se si troverà una tecnologia adeguata per garantire al 100% la sicurezza". Insomma, si andrà avanti "solo se avrò la garanzia che le evasioni saranno zero". "Se no – taglia corto – non lo attueremo". Ma le perplessità di Maroni si estendono anche al secondo punto del progetto: il rimpatrio dei detenuti extracomunitari con una pena inferiore ai due anni (secondo i calcoli del Dap sarebbero circa 4.700 quelli che potrebbero uscire). Il perché è chiaro: senza gli accordi bilaterali con i paesi di origine è molto difficile che gli immigrati scontino la pena. Quella degli accordi, dice il ministro, "é la strada che seguiremo. Due li abbiamo già, uno con la Romania e uno con l’Albania, e stiamo lavorando per garantire la loro applicazione". A patto però che, anche in questo caso, vi sia la massima sicurezza perché se questa non c’é "allora è meglio che i detenuti stiano in carcere qui piuttosto che siano liberi in Europa". Dal Pdl arriva comunque una sostanziale condivisione al piano, con il ministro La Russa che propone "di utilizzare anche le caserme dismesse" che possono diventare "il luogo di detenzione per chi è in semilibertà". E se il procuratore Antimafia Piero Grasso sottolinea di non avere "riserve ideologiche" sul nuovo piano, anche se aspetta di conoscerne con chiarezza i dettagli, senza i quali in particolare il braccialetto rischia di essere "solo un ornamento al polso di qualcuno", contro la proposta Alfano si schiera invece tutta l’opposizione. Per Antonio Di Pietro "é una amnistia mascherata: ogni volta che c’é un’emergenza ci si affretta a trovare una soluzione che non risolve i problemi. Così quando ci sono troppi detenuti si fanno uscire dalle carceri". Critico anche il Pd. "Il ministro Alfano smetta di fare il gioco delle tre carte e dica tutta la verità – sottolinea il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia – L’espulsione dei detenuti stranieri rischia di essere un pannicello caldo perché di difficile applicazione necessitando di accordi bilaterali con gli stati di origine, che l’attuale governo non sta stipulando". Mentre il braccialetto "in sede di sperimentazione ha dato pessimi risultati". Il ministro ombra dell’Interno Marco Minniti punta invece il dito sulle divisioni nel governo. "I dubbi sollevati da Maroni affossano il progetto Alfano prima ancora che questo veda la luce – sottolinea – Colpisce e stupisce che su argomenti tanto importanti il governo agisca con approssimazione e colpi d’ingegno, salvo poi spaccarsi in tante polemiche". L’Udc con Vietti si dice non contrario alla sperimentazione anche se la soluzione del braccialetto è "costosa e di dubbia affidabilità e non risolve certo il problema del sovraffollamento". Contraria anche ‘Antigone’ – "solo propaganda, si tratta di misure lunari" dice il presidente dell’associazione che si batte per i diritti nelle carceri, Patrizio Gonella – e i funzionari di polizia, che parlano di "un’iniziativa inutile" che altro non é che "un business per le aziende".(ANSA).
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CARCERI: BRACCIALETTO E RIMPATRI, MARONI FRENA ALFANO
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