E’ quanto ha stabilito oggi la Corte di Giustizia della comunità europea BRUXELLES, 16 dicembre 2008 – Sì ad un registro centralizzato per gli stranieri residenti nella Ue ma solo se contiene i dati personali strettamente necessari per l’applicazione della normativa sul diritto di soggiorno e non li trattiene per fini statistici o per la lotta alla criminalità.
E’ quanto ha stabilito oggi la Corte di Giustizia della comunità europea pronunciandosi su un caso tedesco.
La Germania ha istituito un registro centralizzato che raccoglie alcuni dati personali degli stranieri che soggiornano nel territorio tedesco per un periodo superiore a tre mesi.
"Il diritto di soggiorno di un cittadino dell’Unione nel territorio di uno Stato membro di cui egli non ha la nazionalità non è incondizionato e può essere soggetto a limitazioni", si legge nella sentenza della Corte. In virtù di questo principio, "il fatto che uno Stato membro disponga di informazioni e documenti relativi agli stranieri ed utilizzi un registro per aiutare le autorità ad applicare la norma in materia di soggiorno, risulta legittimo".
Ma in nessun modo, prosegue la Corte, i dati dovranno essere utilizzati per "finalità di lotta alla criminalità perché violerebbe il divieto di discriminazione".