La presenza straniera e le ultime proposte anticrisi:
nel rapporto della Fondazione Ethnoland i numeri che smontano il problema
“Bisogna lottare contro la crisi e non contro la capacità progettuale degli immigrati. I dati statistici raccolti nella ricerca di Ethnoland adducono ragioni a sostegno di una società plurale. Bisogna elaborare insieme il futuro e non la rabbia”
(Otto Bitjoka, presidente Fondazione Ethnoland)
La Fondazione Ethnoland presenterà il 15 gennaio, alle ore 10.30 al Circolo della stampa di Milano, il rapporto ImmigratImprenditori. Dinamiche del fenomeno. Analisi, storie e prospettive, insieme al presidente della Provincia e ad autorevoli rappresentanti del mondo economico, sociale e pastorale. Si tratta della prima ricerca organica sugli imprenditori immigrati, condotta regione per regione con la collaborazione delle organizzazioni professionali.
Il volume contiene anche approfondimenti di natura socio-economica che si presentano come risposta esaustiva alla proposta avanzata dalla Lega nella discussione sul decreto anticrisi. Numerose e autorevoli prese di posizione, anche all’interno dello schieramento di maggioranza, si sono levate contro queste proposte, in linea con la ricerca di Ethnoland.
Per adoperarsi contro la crisi è necessario valorizzare gli immigrati e il loro contributo a sostegno del sistema Italia – stimato intorno all’11% del Pil – invece che accanirsi contro di loro. Gli imprenditori stranieri titolari di azienda sono oltre 165.000 nel nostro Paese e le loro imprese offrono uno sbocco occupazionale ad almeno 500.000 persone. Inoltre, mentre da diversi anni l’aumento del numero delle aziende sta attraversando una fase critica, il dinamismo resta vivace tra gli immigrati che, secondo la media degli ultimi 5 anni, hanno creato 20 mila nuove aziende l’anno.
Le imprese degli immigrati non hanno prodotto solo occupazione ma anche un gettito fiscale stimabile attorno ai 5 miliardi di euro nel 2007, come rivelato dal Dossier Caritas/Migrantes. Un contributo importante che non merita di essere penalizzato da una richiesta esosa come quella di una fideiussione di 10.000 euro sulle partite Iva aperte da stranieri. Non dimentichiamo che l’Italia si è classificata l’anno scorso al 65esimo posto nella graduatoria mondiale per le difficoltà che si riscontrano nell’avvio di un’attività imprenditoriale. Mentre le ricerche, condotte dalle stesse banche, qualificano gli immigrati, anche quando chiedono prestiti, come clienti e corretti e puntuali e, perciò, senza alcun bisogno di ulteriori garanzie. La ricerca di Ethnoland mostra, in maniera molto articolata, che gli immigrati coprono di almeno cinque o sei volte quanto costano all’Italia in termini di servizi.
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