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Cassazione: “immigrati non vanno trattati come cittadini di serie b”

"In caso di morte per incidente i familiari vanno risarciti anche se all’estero" ROMA, 6 febbraio 2009 – Gli immigrati non vanno trattati come cittadini di serie B.

E’ il monito della Cassazione secondo la quale in caso di morte per incidente stradale di uno straniero, i familiari hanno diritto di chiedere e ottenere il risarcimento danni anche se sono residenti all’estero. Diversamente ragionando ”ne conseguirebbe che la vita di uno straniero senza congiunti in Italia varrebbe molto meno di quella del cittadino italiano, pur essendogli attribuiti in vita gli stessi diritti, perche’ verrebbe escluso alcun rilievo alla sua valenza spirituale, che si traduce nei tanti doveri e diritti di relazione che ad altri soggetti vengono riconosciuti come produttivi di effetti giuridici dopo la morte”.

In questo modo, la quarta sezione penale ha accolto il ricorso di 9 familiari di un cittadino straniero residente a Sant’Arcangelo di Romagna morto nel giugno del ’97 in seguito ad un incidente stradale. I familiari in appello si erano visti negare dalla Corte di Bologna la richiesta di risarcimento danni per la morte del loro congiunto sulla base del fatto che essi non erano residenti in Italia. Contro questa decisione i familiari dello straniero deceduto si sono rivolti con successo alla Cassazione per chiedere nuovamente il ristoro dei danni per lucro cessante e per gli oneri delle spese funerarie.

Piazza Cavour ha accolto il loro ricorso e ha sottolineato che non riconoscere il risarcimento equivarrebbe a negare il diritto di un immigrato ad essere ”tenuto in considerazione anche dopo la morte per la perdita che i suoi congiunti subiscono anche sotto il profilo economico”. Insomma, conclude la Suprema Corte, ”la perdita della vita umana non troverebbe alcuna forma di risarcimento, nonostante il rapporto del cittadino con lo Stato italiano non sia stato occasionale, ma dovuto ad una richiesta di lavoro di cui lo Stato italiano si e’ giovato”.

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