Il bomber juventino: "Mi hanno accusato di rubare pannolini in una farmacia"
Roma – 2 marzo 2009 – Se le riconoscono per strada si devono difendere dall’assedio dei fan in cerca di autografi, ma se vengono scambiate per "immigrati comuni" anche le star del pallone possono essere vittime di razzismo.
È successo all’attaccante juventino Carvalho de Oliveira Amauri. In un’intervista pubblicata questa settimana su Gioia, il calciatore brasiliano dice che solo "una minoranza degli italiani" è razzista, ma questo crea "episodi che fanno stare male".
“Qualche tempo fa in una farmacia mi hanno accusato di rubare un pacco di pannolini. Li stavo posando, lo scaffale era vicino all’uscita e la porta automatica si è aperta. La farmacista voleva chiamare i carabinieri e io non avevo fatto nulla, semplicemente ero straniero e non parlavo un italiano perfetto” ha raccontato Amauri.
Il calciatore, comunque, non si è perso d’animo. "Le ho risposto: ‘li chiami pure, poi la denuncio io: lei è razzista’. E ho aggiunto: ‘sono più italiano di lei, e magari un giorno rappresenterò il suo Paese". Ipotesi non peregrina, dal momento che Cynthia, la moglie di Amauri, è diventata italiana, e quindi anche lui adesso potrebbe prendere il passaporto e giocare in Nazionale.
Anche Cynthia ha dovuto fare i conti con i pregiudizi. "Le è capitato di sentirsi dare del tu nei negozi e di sentirsi suggerire da una commessa di Verona: ‘Perché non vai in un outlet?’” si legge su Gioia. "Quando tornavo a casa e la trovavo di cattivo umore", ha commentato Amauri, "sapevo già il perché".