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Ddl sicurezza. Fini: “Problemi di costituzionalità”

Lettera a Maroni sull’obbligo di esibire il permesso per iscrivere i figli a scuola

Roma, 4 maggio 2009 – Chiedere l’esibizione del permesso di soggiorno per l’accesso ai servizi pubblici, come prevede il ddl sicurezza, potrebbe essere incostituzionale. Ad esempio perché impedirebbe l’iscrizione a scuola dei figli degli immigrati clandestini.

È quanto scrive il presidente della Camera Gianfranco Fini in una lettera inviata al ministro dell’Interno Maroni il 30 aprile, ma resa nota solo oggi. Un affondo che inevitabilmente avrà un suo peso durante l’iter in aula del ddl, sul quale è ormai probabile che il governo, per paura di "andare sotto" durante le votazioni segrete, ponga la fiducia.

"In riferimento all’articolo 45, comma 1, lettera f) del  disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, ora all’esame della Camera dei deputati, ti faccio presente -scrive il presidente della  Camera a Maroni- che la disposizione, se da un lato consente agli  stranieri, anche se privi di permesso di soggiorno, di accedere alle  prestazioni sanitarie di cui all’articolo 35 del testo unico  sull’immigrazione, dall’altro pone a questi ultimi dei limiti in  ordine ‘all’accesso a pubblici servizi’ anche nel caso in cui i  medesimi servizi rivestano carattere essenziale".        

"La disposizione in questione, infatti, subordinando la  fruizione di ‘pubblici servizi’ alla presentazione dei ‘documenti  inerenti al soggiorno’ presso gli uffici della nostra pubblica  amministrazione, impedisce che di questi servizi -sottolinea Fini-  possano godere gli stranieri privi dei predetti documenti".

"Ciò fa sorgere, soprattutto a livello  applicativo -spiega Fini- un problema di compatibilita’ rispetto a  quanto previsto dall’articolo 38 del decreto legislativo n.286 del  1998 e dall’articolo 45 del Dpr n.394 del 1999". "Un solo esempio  delle conseguenze che ne deriverebbero: ai minori stranieri presenti  sul territorio nazionale -avverte il presidente della Camera- sarebbe  negata l’iscrizione alla scuola dell’obbligo e il conseguente diritto  all’istruzione che e’ attualmente tutelato, indipendentemente dalla  regolarita’ della posizione in ordine al loro soggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani".        

"A prescindere dal giudizio su tale eventualità(a mio avviso  negativo) che appartiene al dibattito politico, ti faccio presente  -scrive Fini a Maroni- che si porrebbero problemi di costituzionalità e che da un attento esame della principale legislazione europea  (Francia, Inghilterra, Spagna, Germania) in materia di istruzione  degli stranieri, non si evince alcuna normativa volta a discriminare  l’esercizio del diritto allo studio da parte dei minori stranieri".       

"La situazione che ti ho esposto, potrebbe essere evitata  qualora la disposizione che intende novellare la norma contenuta nel  decreto legislativo n.286 del 1998 fosse prevista -conclude Fini- in  aggiunta alle eccezioni già contemplate dalla disciplina vigente".         

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