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Regolarizzazione. A Brescia la protesta di chi attende una risposta

Enniyad (Cgil): “Lo Sportello Unico è paralizzato, non è stato rilasciato nemmeno un permesso. E intanto chi perde il lavoro diventa clandestino”. Sabato immigrati e associazioni in Piazza della Loggia

Brescia  -27 settembre 2013 – “5223 domande di regolarizzazione presentate un anno fa, poco più di 200 contratti firmati finora, nessun permesso di soggiorno ritirato”.

Driss Enniyad, responsabile immigrazione della Cgil di Brescia, dà i numeri della paralisi che blocca lo Sportello Unico Immigrazione di una delle province a più alto tasso di immigrazione in Italia. E che lascia migliaia di lavoratori senza risposte e senza sicurezze per il loro futuro. “Se il ritmo rimane questo, quanti anni ci vorranno per uscirne?”.

Accanto ai dannati della sanatoria, molti dei quali, come nel resto d’Italia, stanno pagando di tasca propria i contributi per i rapporti di lavoro da regolarizzare, ci sono gli immigrati colpiti da altri ritardi. Da quelli che hanno chiesto un ricongiungimento familiare, a quelli (e ce ne sono), ancora in attesa di una risposta per il decreto flussi del 2011 o addirittura per la regolarizzazione del 2009.

“Intanto la crisi economica è durissima – sottolinea il sindacalista – e tanti hanno perso il posto di lavoro che garantiva loro un permesso di soggiorno. Anche tra quelli che hanno maturato i requisiti per chiedere la cittadinanza, tanti aspettano il passaporto italiano solo per potersi spostare in un altro Paese europeo a cercare lavoro. Manca ormai la fiducia che qui la situazione migliori”.

Nel panorama mai entusiasmante dell’efficienza della burocrazia dell’immigrazione in Italia, quello di Brescia sembra un caso limite. “Da mesi – racconta Enniyad – si susseguono incontri in Prefettura per sbloccare la soluzione, ma finora non c’è stato nessun impegno credibile. Qualche giorno fa è cambiato il dirigente dello Sportello Unico sull’Immigrazione, credono che sarà questo a fare la differenza?”.

A complicare la situazione, c’è un’inchiesta per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento dell' immigrazione clandestina che vede indagate 130 persone: immigrati, avvocati, commercialisti ma anche dipendenti dello Sportello Unico sull’immigrazione. La procura ipotizza un giro di permessi “facili”, rilasciati a peso d’oro a chi non ne aveva diritto, grazie a rapporti di lavoro fittizi e canali preferenziali aperti a suon di mazzette in Prefettura.

Contro questa situazione, sabato pomeriggio a Piazza della Loggia ci sarà una manifestazione promossa da Cgil, Rifondazione Comunista, Diritti per Tutti, Cross Point e molte altre associazioni. Con un copione simile a quello di tre anni fa, quando alcuni truffati della sanatoria salirono su una gru, il grido degli immigrati bresciani ha anche superato i confini della provincia, come testimonia l’adesione del coordinamento immigrati di Bologna alla protesta di domani.

“Non siamo più disposti ad accettare ricatti e lunghe attese, precarietà e sfruttamento causati da leggi ingiuste e razziste!” scrivono i promotori nel volantino che chiama tutti in piazza. E sul banco degli imputati finisce come sempre la legge sull’immigrazione che “legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro, condanna alla clandestinità i molti migranti in cerca di un contratto regolare o che perdono il lavoro con la crisi economica. La Bossi-Fini produce discriminazioni, ricatti e precarietà”.

Elvio Pasca
 

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