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Regolarizzazione. Mastrapasqua (Inps): “Serve solo se poi i rapporti rimangono in piedi”

“Scomparsi sette contratti su dieci della sanatoria del 2009, una sconfitta. Mi appello al senso civico dei datori di lavoro”

Roma – 5 settembre 2012 – “Ogni volta che si fa una sanatoria non è per importare manodopera, ma per regolarizzare quella già presente: sono propositi positivi e condivisibili. Se però è importante fare emergere, più importante è far rimanere”.

 

Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, ammonisce che la regolarizzazione avrà senso solo se i rapporti di lavoro portati alla luce del sole non si interromperanno appena verrà rilasciato il permesso di soggiorno al lavoratore.

Il rischio c’è, come dimostrano i dati sulla regolarizzazione di colf e badanti del 2009. “Ci sono state 235.000 regolarizzazioni – ricorda Mastrapasqua- un numero molto grande, è emersa tantissima manodopera che fino a quel momento era stata pagata in nero”. Al primo giugno 2012, però, “il 70% è scomparso, ha cessato il loro rapporto di lavoro ed è rimasto solo il 30%. Verosimilmente il lavoratore si è reimmerso nel mondo del nero”.

“Questa – commenta il numero uno dell’Inps – è la sconfitta di operazioni di questo genere. Servono politiche di verifica di questi provvedimenti di emersione per evitare che il vantaggio per il lavoratore diventi invece un microvantaggio per il datore di lavoro che pero’ dopo ha più opportunità di non pagare la persona ufficialmente. Così si vanifica quello che e’ stato un grosso impegno sia da parte dello Stato che dei lavoratori”.

Proprio nel lavoro domestico è più difficile scovare il sommerso. “L’inps – conclude Mastrapasqua – non può andare presso le case e controllare. Io mi appello al senso civico di ognuno: immaginare che gli ispettori dell’Istituto bussino alle porte e’ un richiamo triste a una sensibilità sociale ed etica che credo ognuno debba avere almeno all’interno delle proprie mura domestiche”.

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