Il ministro dell’Istruzione: “Il tetto del 30% è un’indicazione generale che in casi particolari può non essere rispettata. Investiamo nella formazione degli insegnanti”
Roma – 19 settembre 2013 – “Il diritto allo studio è universale, che spetta a tutti i bambini, che provenienze diverse, lingue diverse, culture diverse sono un'opportunità, non un disvalore, rappresentano una ricchezza”.
Ne è convinta il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Che aggiunge: “è ovvio che quando ci sono eccessivi squilibri bisogna intervenire. Ma non sarà il ministero a farlo con provvedimenti generali, si interverrà caso per caso”.
Il tetto del 30% di alunni stranieri fissato dalla circolare Gelmini, spiega oggi al Corriere della Sera, per il momento non verrà eliminato. “È un'indicazione generale – sottolinea però il ministro – che nei casi particolari, e già succede, può non essere rispettata date le oggettive condizioni socio-territoriali”. Bisogna però fare una distinzione: “Non possiamo considerare allo stesso modo degli altri i figli di immigrati che nascono in Italia o che sono arrivati piccolissimi da noi e conoscono la lingua quando cominciano le primarie”.
“I nostri istituti di valutazione – ricorda Carrozza – hanno verificato che spesso le performance degli allievi con cittadinanza non italiana sono simili a quelle degli italiani. Nella scuola italiana ci sono 736 mila alunni con cittadinanza straniera ma la metà sono nati in Italia. Sono stranieri?”.
“Posso capire le preoccupazioni dei genitori, è chiaro – ribadisce il ministro – che le classi vanno formate con equilibrio, non ci possono essere classi con troppi stranieri o con zero stranieri ma ripeto che i casi singoli vanno trattati singolarmente, resta alla scuola e al ministero il compito di investire nella formazione degli insegnanti perché possano dare un supporto ai ragazzi e alle famiglie e continuare il cammino verso l'integrazione”.
“Una parte dei fondi che il decreto scuola votato dal governo destinerà alla formazione degli insegnanti andrà speso in questa direzione. L'Italia – conclude – deve avere il coraggio di imparare dalla nostra scuola, i Paesi che vincono sono quelli che stanno vincendo la sfida dell'integrazione e della multiculturalità a partire dalla formazione scolastica”.