In arrivo l’emendamento per impedire agli immigrati che stanno in Italia da un anno di prendere la pensione sociale per tutta la vita ROMA, 30 luglio 2008 – Il governo farà marcia indietro sugli assegni sociali.
Dopo la levata di scudi generale, l’esecutivo ha deciso di correggere la norma della manovra economica al centro da giorni di una tempesta di critiche. E lo farà con l’emendamento che sta per presentare al decreto al Senato.
La decisione è annunciata in tarda serata di ieri dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che dal principio aveva insistito per intervenire sull’ articoli subito, a Palazzo Madama. Nata in chiave anti-immigrati, la norma rischiava di togliere dall’oggi al domani gli assegni sociali a circa 800mila anziani indigenti, in gran parte donne.
Dopo un’occhiata ai titoli dei giornali della mattina, a Palazzo Chigi ci si rende conto che l’errore compiuto alla Camera deve essere rapidamente corretto. E così il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito annuncia che il governo presenterà un emendamento al Senato per eliminare il rischio di un taglio indiscriminato degli assegni. Si tratterà, assicura Vito, dell’unica modifica della manovra a Palazzo Madama oltre a quella, già annunciata, che recepisce le osservazioni del Quirinale sui bilanci ministeriali.
Intanto, la Lega Nord aveva dato il suo "nulla osta" all’aggiustamento sugli assegni sociali: spiega infatti il ministro Roberto Calderoli che "é giusto modificare la norma se c’é anche solo il dubbio che i tagli possano riguardare gli italiani". Tra l’altro è venuto fuori che la paternità della stretta sugli assegni sociali non è del Carroccio ma di due deputati dell’opposizione, gli altoatesini della Svp Sigfried Brugger e Karl Zeller. La ‘ratio’ della misura, sottolinea il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, era di "impedire a un immigrato che sta in Italia da un anno di prendere una pensione sociale per tutta la vita". Ora però, visti i "danni collaterali" prodotti, anche Gasparri dà il suo via libera ai cambiamenti.
LA LEGA ESULTA
Matteo Bragantini, della Lega, difende dalle critiche l’emendamento alla manovra sull’assegno sociale, "predisposto dal sottoscritto e dagli altri esponenti della Lega proprio per sanare un’ingiustizia verso tutte le cosiddette donne silenti che hanno effettuato versamenti previdenziali per alcuni anni (meno di una quindicina) e per questo non hanno diritto alla pensione previdenziale". Il problema, per Bragantini, era "molto discusso da vari anni ma mai risolto, mentre il governo di sinistra aveva trovato le risorse per dare l’assegno sociale agli extracomunitari residenti in Italia da più di un anno. Il nostro emendamento, invece, prevede che per l’assegno sociale bisogna risiedere da almeno dieci anni sul nostro territorio". "E’ l’emendamento predisposto dall’on. Zeller, poiché – sostiene Bragantini – prevede un requisito di reddito, che risulta applicabile anche ai cittadini italiani. Ma su questo agiremo con ulteriori provvedimenti, in modo che i nostri cittadini non vengano penalizzati".