“Un trattenimento limitato diventa detenzione, anche se non c’è reato. E senza le garanzie del sistema carcerario”. Continuano le ispezioni dell’Unione delle Camere Penali
Roma – 10 aprile 2013 – “Anche nei centri come questo di Roma o come quello di Milano – dove gli sforzi e l'impegno degli operatori, del personale medico e delle forze dell'ordine fanno sì che la situazione sia meno drammatica che altrove – salta subito agli occhi l'assurdità di un sistema in cui la compressione di diritti fondamentali risulta aggravata da tempi di permanenza ingiustificati e ingiustificabili. Col risultato di trasformare quello che dovrebbe essere un trattenimento limitato nel tempo in vera e propria detenzione”.
È la nuova denuncia dell’Unione delle Camere Penali Italiane, una cui delegazione ha visitato ieri Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, a Roma per verificare le condizioni della struttura dove attualmente sono trattenuti 66 uomini e 44 donne. La capienza del Cie risulta fortemente ridimensionata a seguito dei recenti disordini che hanno reso necessaria la chiusura di alcune aree.
Delle delegazione facevano parte il Presidente dell’UCPI Valerio Spigarelli, gli avvocati Manuela Deorsola, membro della Giunta dell'UCPI, e Alessandro De Federicis, responsabile dell'Osservatorio Carcere, il Presidente della Camera Penale di Roma Cinzia Gauttieri e gli avvocati Paola Rebecchi e Stefano Valenza.
“Basta varcare la soglia di questi centri e guardarsi intorno – scrivono in una nota gli avvocati penalisti – per rendersi conto che si tratta di strutture detentive a pieno titolo, con tanto di sbarre, dove uomini e donne si trovano a scontare una pena senza reato e senza le garanzie che il circuito carcerario pure fornisce ai detenuti; senza nessuna possibilità di svolgere una qualche occupazione, ma soprattutto senza sapere quando usciranno”.
“Secondo la legge – ricordano – la permanenza in questi centri potrebbe durare fino a 18 mesi e anche se a Ponte Galeria non supera i 9 mesi, si tratta comunque di un tempo del tutto illogico visto che l'obiettivo è identificare persone in molti casi già identificate, poiché transitate dal carcere, e che qui subiscono una nuova detenzione nell'attesa di una risposta dai paesi di provenienza che a volte nemmeno arriva. La verità – concludono i penalisti – è che, a prescindere dalla condizione delle strutture, bisogna superare quanto prima questo sistema paradossale, che calpesta i diritti civili e trasforma un provvedimento amministrativo in dura galera”.
L'Unione delle Camere Penali Italiane ha intrapreso una campagna nazionale di visite ispettive nei Centri di identificazione ed espulsione. Dopo aver visitato le strutture di Gradisca d'Isonzo, Milano e Ponte Galeria, il prossimo 17 aprile i penalisti si recheranno in quella di Crotone.