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Cittadinanza. Gasparri: “Serve una legge più severa”

Il capogruppo Pdl: "No ai cinque anni". "Posizioni di Fini sono minoritarie" Roma – 9 novembre 2009  – "Cinque anni? Al contrario, vanno mantenuti i dieci anni e semmai la legge va modificata rendendola ancora più attenta e restrittiva della legge vigente".

Lo dichiara il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, commentando, in un’intervista con Klaus Davi, l’ipotesi di ridurre i tempi per rilasciare la cittadinanza agli immigrati.

"Semmai -aggiunge il senatore- vanno introdotte modifiche qualitative all’attuale normativa. Andrebbe valutato il livello di integrazione degli aspiranti italiani attraverso la conoscenza della nostra lingua, della nostra storia e della nostra cultura. C’è gente che chiude la moglie in casa e che pensa si possa uccidere la propria figlia che va in discoteca e vuole il nostro passaporto".

"Di questi aspiranti cittadini non sappiamo che farcene -conclude Gasparri – Per diventare italiani ci vuole una condivisione di valori, e quindi la soglia minima di tempo trascorso in Italia non va ridotta e comunque non deve essere inferiore a una valutazione di ordine sociale e culturale".

Le corrente finiana del Pdl h aperò firmato la proposta di riforma  che dimezza i tempi per le naturalizzazioni.  ”Non ho difficoltà a dire – ribatte Gasparri – che alcune posizioni di Fini su questioni come l’immigrazione clandestina, il testamento biologico, la cittadinanza ai migranti, le coppie di fatto sono diverse da quelle sostenute nel PdL e minoritarie nel partito”.

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