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Correa: “Direttiva rimpatri, crudeltà degna dei barbari”

Anche il presidente dell’Ecuador si schiera contro l’Ue sui provvedimenti nei confronti degli immigrati irregolari 

Quito – 11 luglio 2008 – Alla lunga lista di moniti dei capi dello stato latinoamericani alla direttiva dell’Unione europea sui rimpatri degli immigrati, si aggiunge anche quello di Rafael Correa. Il presidente dell’Ecuador ha qualificato i contenuti del provvedimento, tra cui c’è anche la possibilità di detenzione fino a 18 mesi e l’allontanamento di minori non accompagnati, "una crudeltà degna di barbari".

Parlando a Quito, nel corso della manifestazione ‘Siamo tutti migranti’, Correa ha detto di essere sceso in piazza, nonostante la pioggia, per dimostrare personalmente la sua “opposizione frontale alla decisione del Parlamento europeo contro gli immigrati, che si intende criminalizzare". Altre due manifestazioni si sono svolte contemporaneamente nelle città di Cuenca e Montecristi.

"Con questa ‘direttiva della vergogna’ – ha aggiunto il presidente ecuadoriano – l’Ue si arroga il diritto di incarcerare una persona per oltre 500 giorni solo per non avere documenti". Correa ha concluso invitando i 27, ma anche gli Stati Uniti, a cessare le "persecuzioni" contro gli immigrati e cominciare un dialogo costruttivo che porti a soluzioni multilaterali.

Già i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Venezuela in via di adesione), riuniti in Argentina lo scorso 1 luglio, si sono espressi contro la direttiva e il presidente venezuelano Chavez ha addirittura ipotizzato rappresaglie. Infine, il Parlamento cubano ha condannato ieri la direttiva dell’Ue che "criminalizza persone che per ragioni economiche, politiche o per sfuggire a guerre si sono stabilite nei paesi europei". 

A.I.
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