Da oggi in vigore il “contributo per il rilascio e rinnovo” voluto dal precedente governo e non ancora modificato (nonostante gli annunci) dal governo Monti. Si versa con un bollettino su un conto corrente postale intestato al Ministero dell’economia e delle finanze
Roma – 30 gennaio 2012 – È arrivata la stangata. Da oggi, chiedere o rinnovare il permesso di soggiorno costa da 80 a 200 euro in più. Merito di un decreto firmato lo scorso ottobre da Maroni e Tremonti che, nonostante le promesse, il nuovo governo non ha ancora cambiato.
L’importo del “contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno” varia in base alla durata del permesso: ottanta euro se è compresa tra tre mesi e un anno, cento euro se è superiore a un anno e inferiore o pari a due anni, duecento euro per il “permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo”, la cosiddetta “carta di soggiorno”. L’esborso si aggiunge al contributo di 27,50 euro per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico, ai trenta euro che si prende Poste italiane per il servizio e alla marca da bollo da 14,62 euro.
Sia il nuovo contributo che quello per il permesso elettronico andranno versati con un unico bollettino sul conto corrente postale n. 67422402, intestato al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento del Tesoro. Quindi, per esempio, chi rinnova un permesso biennale, dovrà pagare con un unico bollettino 127,50 euro (100 + 27,50).
La nuova tassa non riguarda i permessi dei minori, compresi quelli arrivati con un ricongiungimento familiare. Non pagano nemmeno gli stranieri che entrano in Italia per sottoporsi a cure mediche e i loro accompagnatori, così come chi chiede un permesso per asilo, richiesta d’asilo, protezione sussidiaria o motivi umanitari. Il contributo non tocca, infine, a chi chiede solo di aggiornare o convertire un permesso di soggiorno valido.
Che ci farà lo Stato con questi soldi? Metà dei nuovi introiti servirà a finanziare il “Fondo Rimpatri”, con il curioso risultato che gli immigrati regolari pagheranno le espulsioni dei clandestini, l’altra metà andrà al ministero dell’Interno per spese di ordine pubblico e sicurezza, per finanziare gli sportelli unici e l’attuazione dell’accordo di integrazione.
Elvio Pasca