La Cassazione: "Sì al rinnovo, se il matrimonio è durato almeno tre anni"
Roma – 21 settembre 2010 – Aumentano le coppie miste e, altro lato della medaglia, anche i divorzi e le separazioni tra cittadini italiani e stranieri.
Sul tema interviene la Corte di Cassazione, che precisa: anche se il matrimonio è andato a rotoli, il partner straniero può continuare ha ancora diritto al permesso di soggiorno in Italia. Ma a patto che il matrimonio "sia durato almeno tre anni, di cui almeno uno nel territorio nazionale prima dell’inizio del procedimento di divorzio o di annullamento".
In questo modo, la Prima sezione civile ha dato ragione ad una donna ecuadoregna che nel 1999 aveva sposato un genovese dal quale si era separata nel gennaio 2006. Il crac del matrimonio, secondo la questura del capoluogo ligure, faceva venire meno il suo diritto di rinnovo del permesso di soggiorno, una linea confermata dalla Corte d’appello di Genova nell’ottobre 2007.
La donna ha fatto però ricorso in cassazione, che le ha dato ragione. Piazza Cavour infatti, con la sentenza 19893, ha bacchettato i giudici che non avrebbero applicato il decreto legislativo n. 30 del 2007 "in forza del quale il divorzio – scrivono gli ‘ermellini’ – e l’annullamento del matrimonio con il cittadino dell’Unione non comportano la perdita del diritto di soggiorno dei familiari del cittadino dell’Unione non aventi la cittadinanza di uno stato membro, a condizione che il matrimonio sia durato almeno tre anni, di cui almeno uno nel territorio nazionale, prima dell’inizio del procedimento di divorzio o di annullamento".
In pratica, ricostruisce la Cassazione, la donna era stata coniugata "per oltre cinque anni in Italia con un cittadino italiano" e dunque ha diritto al rinnovo del permesso di soggiorno. Questo "anche nell’ipotesi di intervenuta separazione".