Una manager blocca i contratti "perché abbiamo avuto tantissime frodi". Ma l’azienda prende le distanze: “Iniziativa personale e sbagliata, da noi nessuna direttiva" Roma – 13 ottobre 2009 – “Ciao a tutti, mi raccomando a Voi, da ora non fate più abbonamento a cittadini rumeni. Dite chiaramente che non è possibile da sistema caricare abbonamenti Fastweb”. “Ieri sono entrate ancora 70 proposte di abbonamento quasi tutte di clienti stranieri!!! Forse il messaggio non è stato trasferito alla rete con la giusta enfasi: BLOCCATE LE VENDITE AI CITTADINI RUMENI!”.
È l’ e-mail che lo scorso 19 settembre la dealer manager Bologna & Romagna di Fastweb, Micaela Serenari, ha inviato alla sua rete di venditori. Intervistata dall’agenzia PeaceReporter, che per prima ha denunciato il caso, Serenari ha parlato di una direttiva decisa a livello nazionale “perché abbiamo avuto tantissime frodi. Tantissime persone che sono venute a prendere dei cellulari e poi li hanno rivenduti aprendo dei conti che duravano un solo giorno”.
Secondo la manager, nel bolognese operava “un’organizzazione che andava sempre negli stessi negozi. Venivano buttate le sim e venduti i telefoni”. La banda era composta da cittadini romeni, una circostanza che avrebbe fatto scattare la decisione di escludere dagli abbonamenti di telefonia Fastweb anche tutti i loro connazionali.
Serenari viene però sconfessata da Fastweb. “Non c’è nessuna direttiva aziendale per escludere dagli abbonamenti i cittadini romeni. Gli unici controlli che facciamo riguardano la solvibilità dei nostri clienti, italiani o stranieri che siano” spiega a Stranieriinitalia.it l’ufficio stampa dell’azienda.
Fastweb prende quindi le distanze dalla sua dealer manager: “La sua è stata un’iniziativa personale che non ha nulla a che fare con le nostre politiche, un errore riprovevole. Siamo convinti che le truffe non hanno nazionalità”.
Sul caso è intervenuta anche l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione, che in una lettera a Fastweb ricorda le leggi che "vietano discriminazioni su base etnico-razziale o di nazionalità nella fornitura di beni e servizi" e invita a "controllare e sanzionare coloro che, all’interno dell’azienda o per suo conto, dovessero discostarsi" da questi principi. Una lettera che, per conoscenza, è finita anche sul tavolo dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
Elvio Pasca