Il ministro degli Esteri: "I tempi del virus non sono compatibili con le vie delle migrazioni. Servono civiltà e umanità"
Roma – 2 dicembre 2014 – Non saranno migranti e profughi a portare l'Ebola in Italia. Basta false paure. L'ennesima appello a non considerare untori i disperati dei barconi arriva dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
“È possibile – gli chiede oggi Il Messaggero – che Isis mandi kamikaze in Africa, li faccia infettare e li spedisca in Europa? L'Italia ha confini permeabili…” “Non sono esperto di malattie infettive – risponde Gentiloni – ma quello che mi viene detto è che i tempi di latenza e manifestazione di questo morbo sono poco compatibili con queste terribili vie delle migrazioni che durano a lungo e si sviluppano per settimane in condizioni tragiche”.
“Per quanto si debba sempre tenere alta la guardia – sottolinea il capo della Farnesina – va scoraggiata l'idea che qualcuno potrebbe alimentare, che dietro al migrante ci possa essere l'appestato. Un grande Paese come il nostro deve saper gestire l'immigrazione in base a principi di civiltà e umanità, e non seminare false paure”.
“Francamente – aggiunge Gentiloni – collocherei il problema di Ebola piuttosto su un altro piano, tra i rischi a cui la comunità internazionale deve rispondere con determinazione e rapidità per limitare la diffusione dell'epidemia in quei 4 o 5 paesi, 3 in particolare, dove si possono avere conseguenze drammatiche”.