"Il problema da culturale è diventato didattico". "Serve pragmatismo"
Roma – 10 giugno 2008 – Nelle nostre scuole non si deve studiare solo più “impresa, inglese e informatica”, come recita l’ormai celebre formula berlusconiana, ma anche più Italiano, insieme alla Costituzione. Solo così si potranno mettere gli studenti stranieri al passo dei loro colleghi, con benefici per tutta la classe.
Lo ha spiegato oggi il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che ha illustrato alla commissione Cultura della Camera le linee guida della sua azione di governo.
"Oltre alle tre ‘i’ – ha detto il ministro – bisogna aggiungerne una quarta, quella di italiano. Oramai l’integrazione non è più un problema filosofico e culturale. È chiaro che la presenza degli stranieri nelle scuole è un dato acquisito".
I 501.494 alunni stranieri censiti nell’anno scolastico 2006/7 rappresentavano il 5,6% della popolazione scolastica, il quintuplo rispetto al 2001/2002. Il Paese d’origine più rappresentato tra i banchi è l’albanese (15,5%), ma sono gli alunni romeni ad aver fatto registrare l’incremento maggiore rispetto all’anno precedente.
"Come sanno molte mamme – ha aggiunto Gelmini – il problema da culturale è diventato didattico: nella classi con molti bimbi immigrati, gli italiani sono costretti a lezioni inevitabilmente più lente per venire in contro alle lacune di quelli stranieri. Anche su questo va fatto qualcosa, e anche su questo chiedo che il dibattito sia meno ideologico e più pragmatico possibile".
EP