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Islam. Il capo della Polizia: “Musulmani denuncino i terroristi”

Gabrielli: “Non basta essere contrari. Non c’è nesso automatico tra sbarchi e jihadismo. Le moschee non in regola vanno chiuse”

 

Roma – 25 ottobre 2016 – “Il mondo islamico deve capire che al primo posto c’è il rispetto della legge, premessa essenziale per l’integrazione sociale. Quindi se una moschea non è in regola per ragioni di igiene sanitarie o abusivismo edilizio, va chiusa”.

Intervistato oggi da La Stampa, il capo della Polizia Franci Gabrielli commenta così la preghiera collettiva tenuta venerdì scorso da fedeli musulmani al Colosseo per protestare contro la chiusura di cinque moschee non autorizzate, allestite in garage e scantinati della Capitale. Strutture per le quali, sottolinea il prefetto, comunque “non esistono pericoli legati allo jihadismo”.

“Per i musulmani – aggiunge però Gabrielli  – quello che vale per chiunque altro sia a conoscenza di un potenziale reato: l’autore va denunciato. Non basta essere contrari agli attentati terroristici, bisogna anche contrastarli pubblicamente. Come avvenne negli Anni di piombo: la lotta al terrorismo prevalse grazie anche al superamento della fase “Né con le Brigate rosse, né con lo Stato”. Oggi idem: i musulmani agnostici non ci aiutano”. 

Il capo della Polizia esclude per l’ennesima volta un legame diretto tra sbarchi e terrorismo. “È chiaro che tra centinaia di migliaia di immigrati si possa nascondere un potenziale jihadista, ma il nesso non è automatico. Anche perché la radicalizzazione è il sintomo, non la malattia: è l’espressione del disagio e dell’emarginazione. E i soldati del Califfo agiscono spesso come lupi solitari, un fenomeno ancora più complesso da affrontare”. 

 

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