Cavallini: "Quando si viene privati della propria dignità di esseri umani, si diventa solo dei corpi"
Roma – 24 marzo 2011 – Dedicata al tema dell’immigrazione in Italia la mostra "Corpi migranti" racconta la storia, i sogni, la realtà di persone che nel viaggio che li conduce lontano dal proprio mondo di origine, perdono l’identità di esseri umani e diventano appunto solo “corpi”.
Corpi che vengono imbarcati, corpi che si perdono in mare, corpi che vengono respinti, corpi che diventano illegali, corpi che vogliono tornare ad essere persone e lottano per l’integrazione. Stanno a cuore soprattutto le giovani generazioni che sono e saranno chiamate a confrontarsi con un fenomeno che sta cambiando gli assetti della società italiana ed europea.
"La mostra sta andando molto bene – ci spiega don Giuseppe Cavallini, direttore del Museo Africano di Verona – c’è grande partecipazione ma questo è solo l’inizio del nostro percorso perché abbiamo già accordi per Siena e Firenze, in totale andremo in dodici città, saremo anche a Roma".
“Questa iniziativa nasce con la volontà di raccontare esperienze di vita che andrebbero vissute con un senso di inclusione e partecipazione, dove l’incontro deve significare per tutti arricchimento. E’ sbagliato considerare l’immigrazione solo un problema di sicurezza e ancor più sbagliato è rifiutarla."
"Abbiamo scelto di intitolare questa mostra Corpi Migranti – spiega ancora il direttore – perchè una volta che gli uomini vengono privati del loro spirito e della loro dignità, generalizzandoli tutti sotto l’etichetta "immigrati", allora diventano solo corpi. Infine il mio pensiero è dedicato ai giovani immigrati e alle seconde generazioni – conclude Cavallini – sono loro la risorsa sui cui investire per costruire il futuro".
Il percorso espositivo di Verona, si propone di valorizzare la sinergia di diversi linguaggi comunicativi, proponendo immagini di fotografi e registi che hanno fissato nell’obiettivo situazioni, volti di uomini, donne, bambini in cerca di un futuro lontano da guerre, persecuzioni e povertà, nella visione più ampia di una nuova società multietnica.
Marco Iorio
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Foto di Enrico Dagnino
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Foto di Enrico Dagnino
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Foto di Giuliano Matteucci
Foto di Alan Maglio
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